TRICOLORE - ETTORE LEMBO NEWS

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Il Tricolore, simbolo della nostra identità
La disciplina che studia, ricerca e cataloga le bandiere è chiamata vessillologia.
Nell’ultimo viaggio istituzionale negli Stati Uniti d’America la Presidente del Consiglio italiana è inciampata su una domanda dello Speaker del Congresso americano che le chiedeva il significato dei colori del vessillo che rappresenta la nostra amata Patria nel mondo.
Nel vedere le immagini di quel “incidente di percorso”, la Premier non seppe dare una risposta, mi soffermai su una domanda a me stesso: dove posso comprare il nostro vessillo in Italia?
Essendo estate decisi di andare in giro per cercare di comprarne una, provai in molti negozi diversi ed in diverse cittadine italiane.
Entrai in più punti vendita della grande distribuzione e dovetti sentirmi rispondere che, essendo lontani da qualche campionato internazionale di calcio, non essendoci richiesta, non ne erano forniti. Entrando nei medesimi punti vendita, in molti di loro, notai ben esposta all’ingresso la “bandiera arcobaleno” ma non il vessillo di cui dovremmo essere orgogliosi noi tutti italiani.
Decisi di provare in molte cartolerie, solo pochissime avevano la possibilità di vendermene una, oltretutto non esposte ma presenti nel magazzino.
Solo in una tipologia di negozio, ne ho girati in una settimana una decina, la possibilità di acquisire il vessillo simbolo della nostra Patria, anche con bandiere di diverse dimensioni, si è dimostrato sempre possibile: nei negozi gestiti da cinesi.
Le bandiere delle squadre di calcio le ho trovate in vendita ovunque, la “mia”, “nostra”, bandiera,il “simbolo” della mia nazione, del popolo italiano, della Patria è acquistabile quasi esclusivamente nei negozi dei cinesi.
La “bandiera arcobaleno” esposta all’ingresso delle varie COOP e marchi affini, è ostentata per dichiarare l’appartenenza valoriale del brand a quei valori.
Da questo comprendo come i vertici di queste aziende comprendano il significato profondo di esporre un simbolo per dichiarare la vicinanza a determinati valori. Valori ritenuti fondanti e positivi per il marchio.
Mi chiedo come possa essere possibile non sentire il desiderio di esporre, con assoluto orgoglio, la nostra bandiera, il vessillo verde bianco rosso, nei medesimi punti vendita e, allo stesso tempo, definire come premiante il prodotto italiano a chilometri zero ed il “Made in Italy” in generale.
Ragionando su questo mi accorgo che nelle nostre scuole troppo spesso la “bandiera” all’ingresso c’è, e neanche sempre nelle scuole private, ma è sgualcita, non rispettata. Il concetto di “alza bandiera” ignoto sia come rito che come simbolo.
Tantomeno viene insegnato il significato dei colori che ci rappresentano, però, allorquando la Premier, amata o meno che sia, degli italiani non riesce a rispondere alla domanda sui colori della “nostra bandiera” scattano polemiche di ogni fatta.
Quanti dei nostri figli saprebbero rispondere senza una ricerca su google? Quanti di noi genitori?
Temo pochi! Triste, ma tristemente vero.
Qual è dunque il significato del “Tricolore”?
Il “verde” indica “libertà e uguaglianza”ed, allo stesso tempo, il verde richiama la “speranza”, tutti valori fondanti il Risorgimento italiano che ci permisero di arrivare all'Unità d'Italia.
Il “bianco” simboleggia la “fede” e ci ricorda le “nostre” origini giudaico cristiane.
Il “rosso” rappresenta l’”amore”, l’amore per la nostra Patria e le “nostre” tradizioni culturali e storiche.
Il “tricolore”, il nostro vessillo, il simbolo della nostra identità nazionale, dovrebbe essere ben esposto sempre e non solo quando la nostra nazionale di calcio scende in campo ai mondiali o agli europei.
Questo dovrebbe insegnare la scuola, lo dovrebbe insegnare per prima cosa, molto prima di materie come italiano, matematica, latino, storia, geografia e qualsiasi altra materia scolastica, appena prima della educazione civica, certamente molto prima della “cultura gender”.
Purtroppo non avviene, non da oggi, da moltissimi anni.
Forse anche per questo si possono notare palazzi istituzionali, addirittura Palazzo Chigi, riportare sull’intera facciata il vessillo di una altra nazione.
Il 24 agosto, infatti, Palazzo Chigi vedeva l’intera facciata illuminata con il simbolo ucraino, ne siamo stati informati dall’agenzia Ansa.
Poco importa che fosse quella Ucraina, poteva essere un qualsiasi vessillo di uno degli Stati che sono rappresentati alle Nazioni Unite. Nulla nel mio ragionamento sarebbe cambiato.
I “Palazzi Istituzionali” devono esporre la “nostra bandiera”, il “nostro Tricolore”, seguendo un “protocollo” chiaro e normato, egualmente i vessilli rappresentativi di altri Stati.
Il sito istituzionale della Presidenza del Consiglio su come debbano, e possano, essere esposti i “vessilli” ha addirittura una sezione con FAQ, interessante leggerla tutta.
Oggi mi soffermo su alcuni passaggi.
La FAQ numero 14 recita “Si possono esporre negli edifici pubblici bandiere di partito o di associazioni o di movimenti o bandiere della pace, ecc.? NO, perché negli edifici pubblici possono essere esposte soltanto le bandiere pubbliche istituzionali. Ciò per rispettare il carattere di "neutralità" delle sedi istituzionali, che costituisce sacro principio democratico”.
La FAQ numero 17 recita “Cosa significa che la bandiera nazionale deve essere posta a destra? Che deve avere la posizione più importante”.
La “posizione più importante” recita! Mi chiedo come possa essere contemperato questo con l’aver illuminato per intero la facciata di Palazzo Chigi, la sede del Premier, con il “vessillo” di un altro Stato. Sottolineo che non è importante quale fosse in modo da non far scaldare gli animi di qualcuno.
La FAQ numero 10 recita “Si possono esporre sugli edifici pubblici istituzionali bandiere e vessilli non istituzionali o privati o di parte? NO, perché sugli edifici pubblici istituzionali possono essere esposte esclusivamente bandiere pubbliche istituzionali”, fra questi anche la “bandiera arcobaleno” banalmente perché rappresentativo di una parte del popolo italiano, quello LGTBQ+, e non di tutti gli italiani.
Questo non per motivazioni “omofobe”, banalmente per motivazioni “protocollari”.
La nostra Premier non ha saputo rispondere banalmente perché, essendo, beata lei, molto più giovane di me, non ha avuto nel suo percorso di studi chi, per ruolo, doveva formarla su questi elementi identitari della nostra “nazione”.
Sarebbe il caso, lo dico sommessamente da “cittadino semplice”, che i ministri competenti emanassero per l’inizio del nuovo anno scolastico ed accademico una circolare che imponga una lezione sulla “Nostra Bandiera”, il Tricolore.
Infine, solo per nota, i professori, i docenti tutti, i funzionari pubblici, non solo i militari, sono ufficiali dello Stato, che bello se si ricordassero di salutare la Nostra Bandiera allorquando, entrando nella loro sede di lavoro, la dovessero trovare, come dovrebbe essere, esposta.
Magari nuova, pulita e non sgualcita.
Ignoto Uno
28/08/2023
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