Dopo la foto del Papa al Gemelli
….. che ne sarà della Chiesa?

Con questo articolo “Il Credente” si pone alcune domande sulle prospettive di breve e medio termine per i cattolici e la società nel suo insieme, alla luce delle condizioni di salute di papa Francesco.
La prima e per ora unica fotografia di Papa Francesco dopo la trentina di giorni di ricovero al Policlinico Gemelli di Roma (ripreso di spalle, seduto rivolto all’altare con aria mesta) è apparsa curiosamente dissonante rispetto al marketing accattivante delle immagini papali finora sapientemente gestito dalla squadra di consulenti dei quali si è circondato in Vaticano sin dal momento della sua ascesa al soglio di Pietro.
Nessun papa quanto Francesco ha gestito “sapientemente” ogni stormir di fronda che lo riguardasse: basti pensare alle uscite per comprarsi e pagare da solo (!) gli occhiali; oppure le immagini iconiche della sua bontà nel baciare i piedi dei carcerati (specie se neri o islamici) o anche nel chinarsi fino a prosternarsi sempre ai piedi dei dignitari musulmani di questo o quel paese dell’Africa sub-sahariana. E che dire delle altrettanto potenti icone del primo pontefice che va a rendere omaggio a Lampedusa ai migranti morti a seguito di un drammatico incidente che ha fatto inabissare il barcone in cui erano stipati in centinaia. Non possiamo del resto dimenticare la potente immagine del primo papa che sceglie di non vivere nel grande appartamento alla terza loggia del palazzo vaticano, ma che più modestamente sceglie un mini appartamento nell’ “albergo” di Santa Marta, insieme agli altri monsignori e funzionari ecclesiastici vaticani. Come pure della scelta di un’auto papale semplice, popolare, non certamente all’altezza della suprema dignità di cui Francesco è portatore: quale grande umiltà con queste scelte di voler apparire un uomo comune e non un ‘potente’ come gli altri potenti della terra!
Potremmo soffermarci sulle innumerevoli, ripetute e a ben vedere persino eccessive richieste di accoglienza e integrazione di migranti dai paesi poveri del sud del mondo rivolte ai governanti dei popoli più ricchi, specie a quelli “di destra” non favorevoli agli arrivi incontrollati nei propri confini. Insomma: Francesco ci ha abituati in questi dodici anni di pontificato ad apparire come un papa anticonformista, rispetto alla tradizionale figura del successore di Pietro cui eravamo abituati, che parla a tutti, che invoca la pace e la serenità su tutti i popoli, che non sceglie tra destra e sinistra ma propende per la pacificazione sociale, il dialogo tra le diverse componenti culturali e politiche per raggiungere traguardi crescenti di civiltà e di benessere per tutti i popoli, a partire dai più poveri.
E ora, dopo il mese di ricovero e le incerte prospettive di salute che lo riguardano, nella Chiesa e non solo ci si interroga cosa potrà essere di ciò che resta di questo pontificato che, comunque lo si voglia giudicare, sia positivamente come “innovativo”, sia negativamente come dissacrante e addirittura per alcune “eretico” (vedasi aperture ai divorziati risposati, alle coppie gay, persecuzione interna dei cattolici “tradizionalisti” ecc.), è stato uno spartiacque tra un “prima” e un “dopo” per la Chiesa cattolica.
Ci poniamo questa domanda soprattutto in rapporto alla constatazione che il Collegio cardinalizio dell’ultimo decennio, quello cioè che in futuro, non si sa quando, sarà chiamato in Conclave a individuare il successore di Francesco, risulta per lo più composto da porporati scelti dallo stesso pontefice regnante: si tratta infatti di nuovi cardinali scelti (alcuni) dall’altra parte del mondo, in paesi piccoli e semi sconosciuti, dove la presenza di fedeli cattolici è minoritaria o addirittura quasi irrilevante dal punto di vista numerico. Quasi tutti sono cardinali “progressisti”, molto lontani dal modello dei quattro porporati “tradizionalisti” firmatari dei “Dubia” sulla comunione ai divorziati risposati ai quali lo stesso papa non ha mai risposto. Insomma, Francesco sembra avere voluto imprimere alla Chiesa un indirizzo univoco e determinato: il “corpo mistico di Cristo” (questa una delle più pregnanti definizioni della comunità spirituale cattolica) con Francesco avrebbe svoltato definitivamente a sinistra, starebbe dalla parte dei poveri e delle minoranze (immigrati, gay, trans, separati ecc.) e invece rifiuterebbe il modello antropologico del fedele cattolico di stampa popolare semplice, piccolo-borghese, conservatore, “virtuoso” almeno all’apparenza esterna, nel senso del rispetto della famiglia tradizionale, del rifiuto dei comportamenti (che alcuni continuano a considerare viziosi) che oggi vanno per la maggiore: droga, eccessi di ogni genere, omosessualità, “fluidità”, relativismo etico.
Ma sarà proprio così la Chiesa del futuro?
Sembra lecito dubitarne, per alcuni motivi. Il primo è che lo stesso Gesù ci ha lasciato la promessa che le forze del male non prevarranno e che la Chiesa, pur dovendo essere perseguita per tutta la storia dell’umanità, alla fine diverrà “trionfante” alla faccia dei tentativi del Demonio di distruggerla.
Il secondo motivo, più terreno e storico, è che l’umanità ha sempre mostrato nel corso dei secoli e millenni, di poter reagire agli eccessi e alle storture ideologiche ed etiche, ricercando e ritrovando punti di equilibrio basati su valori dell’umanesimo cristiano accolti come fondanti della civiltà nei diversi contesti nazionali e culturali.
C’è infine un terzo motivo legato alla sapienza popolare che, contrariamente a quanto pensano gli esponenti delle “élite” progressiste siano esse politiche o ecclesiastiche, sanno sempre individuare a fiuto chi è davvero dalla parte della gente comune, rispetto a chi sta dalla parte dei ricchi e dei potenti. Così è a livello politico, con il riscatto dei ceti e dei partiti popolari (oggi si tende a definirli sprezzantemente “populisti”) nei confronti dei partiti delle élite stesse che per lo più sono di sinistra o comunque “liberal”. Così speriamo che sia anche a livello ecclesiale.
Ci auguriamo che papa Francesco possa riprendere presto il suo ministero petrino in forma attiva e diretta. Se così non fosse e si avviasse a una uscita di scena per declino fisico irreversibile, c’è da pregare perché lo Spirito Santo intervenga ed orienti i cardinali nel Conclave verso la scelta di un nuovo papa all’altezza delle potenti sfide del futuro prossimo, e che soprattutto sia pervaso di amore genuino per il popolo di Dio e per tutta l’umanità da accompagnare alla scoperta della salvezza unica e vera che ha il nome di Gesù Cristo.
Il Credente
18/03/2025