MORTE DI BENEDETTO XVI - ETTORE LEMBO NEWS

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MORTE DI BENEDETTO XVI:
E ORA COSA DOBBIAMO
ASPETTARCI DALLA CHIESA
DEL TERZO MILLENNIO?

Tra le tante differenze che i "due Papi" Benedetto XVI e Francesco hanno mostrato in questi anni, ce ne è una apparentemente "minore", ma in realtà decisiva per descrivere i rispettivi tratti umani e spirituali.
Mentre Benedetto era schivo, riservato, quasi timido, decisamente poco "espansivo" e non improvvisava mai comportamenti o atteggiamenti plateali per conquistare la simpatia dei fedeli e dei media che lo seguivano, Francesco è il suo contrario. Sin dal primo momento in cui è apparso dal loggione di San Pietro, il Papa argentino ha sorpreso con il suo "buona sera" invece del tradizionale "Sia lodato Gesù Cristo" e da lì si è poi prodigato nella rottura di schemi sul ruolo e il comportamento dei Papi che sino ad allora lo avevano preceduto. E' venuto così allo scoperto un animo chiaramente orientato alla "destrutturazione" della ortodossia e della morale cattoliche sino ad allora seguite. Basti pensare alla famosa frase che ha aperto la diga sul come affrontare il tema della omosessualità tra i credenti. Francesco ha detto quel "chi sono io per giudicare" che è apparso subito in netto contrasto non solo con il Catechismo ufficiale della Chiesa cattolica, che invece insegna come sulla omosessualità (e su altri comportamenti sessuali peccaminosi o distorti) valga su tutto il comandamento "non commettere atti impuri".
Francesco ha scelto di minimizzare o quasi di dimenticarsi di tale comando divino, giungendo in un certo senso a "sdoganare" l'omosessualità attiva, tra l'altro ricevendo ed abbracciando in più occasioni note figure di gay o trans (tra cui qualche prete ...).
Gesti del genere non sarebbero mai stati compiuti da Papa Ratzinger, che invece da rigoroso custode del patrimonio spirituale e teologico della Chiesa da 2.000 anni ha sempre puntato sul ruolo principale del pontefice: garantire l'unità e la stabilità della Chiesa nella trasmissione fedele degli insegnamenti che Gesù ci ha lasciato.
Tanto Ratzinger era riservato, austero, meditativo, quanto invece Bergoglio non lascia alcuna occasione per mostrarsi innovativo, addirittura "piacione", venendo incontro alle attese della opinione pubblica più "progressista" che legge i giornali main stream e vota per i partiti dem e similari.
Due Papi all'opposto, il primo professore e teologo tra i più grandi che la Chiesa abbia mai avuto; il secondo sempre pronto per le telecamere e le interviste (memorabili quelle concesse a Scalfari di Repubblica in cui sono passati concetti molto eterodossi....)
Il primo attento a valorizzare la tradizione e a scegliere come vescovi e cardinali dei preti di specchiata fede e dottrina; il secondo sempre alla ricerca di "preti di strada", qualche volta eccentrici e addirittura discutibili per la loro fedeltà agli insegnamenti di Cristo e della Chiesa.
Il primo profondo indagatore del rapporto tra fede e ragione, che connota da tre-quattro secoli la cultura occidentale e la stessa impostazione teologica e formativa delle giovani leve di preti e religiosi; il secondo che prende a prestito spesso e volentieri criteri e canoni culturali di altre culture per niente "cattoliche" (la Madre Terra, la Pachamana amazzonica, l'immigrazionismo più spinto teorizzato come da Bergoglio fautore della società "meticcia" amata e così via).
Potevano convivere due figure così radicalmente diverse ed opposte in Vaticano? Si, hanno convissuto per quel sorprendente mix di comportamenti silenzioso e rispettoso di Ratzinger, che pur assistendo a "uscite" di Bergoglio a volte al limite dell'eresia (quali "la Madonna non è una postina che consegna messaggi tutti i giorni", riferito ai veggenti di Medjugorje) ha sempre mantenuto un dignitoso silenzio, semmai riferendo che il suo compito da Papa emerito era solo di pregare per la Chiesa.
Ratzinger è stato criticato da molti per la sua "rinuncia", presentata come debolezza o quasi come una forma di viltà di non sapere affrontare i gravi casi della Chiesa quali pedofilia, omosessualità del clero, corruzione, fuga di notizie e documenti (il "corvo").
Molti commentatori hanno però piano piano metabolizzato e apprezzato lo stile asciutto, professorale, prudente di Benedetto XVI nell'occuparsi dei grandi travagli che la Chiesa sta vivendo ormai da vari decenni, con calo delle vocazioni, parrocchie e chiese che si svuotano, minore accesso ai sacramenti da parte dei fedeli (specie la confessione e il matrimonio), demolizione dei valori quali la castità, la prudenza, la meditazione e preghiera personali.
Così ora che Ratzinger è morto e rimane sulla scena, da solo e a questo punto incontrastato, il suo opposto, cioè Bergoglio, ci si chiede cosa potrà essere della Chiesa tradizionale che ci accompagna da duemila anni.
C'è chi teme qualche svolta finale del Papa argentino, che assesti colpi di grazia alla tradizione dottrinale di impronta tomistica che Ratzinger ha sempre difeso.
Tra le convinzioni più forti del 95enne papa appena scomparso c'è sempre stata quella che la Chiesa è voluta da Dio e non soccomberà neanche di fronte agli attacchi satanici più pesanti, così come ha promesso Gesù a Pietro ("le porte degli inferi non prevarranno ...").
Il fatto che Papa Francesco sia accusato, tra l'altro, di voler "sdoganare" l'omosessualità come comportamento normale, derubricando il peccato impuro contro natura a una variante sessuale che alcuni vescovi (es. in Germania e Austria) ritengono sia addirittura da benedire con apposite liturgie nuziali, pone molte domande sul destino della Chiesa.
Ma certamente tra gli insegnamenti di Benedetto XVI c'è quello di affidarsi al volere divino senza dubitare che il Signore non saprà che trarre il bene persino dalle vicende e scelte apparentemente più strane e devastanti.
Vedremo come Papa Francesco presiederà e come ricorderà il suo "scomodo" predecessore nei funerali di giovedì.
Comunque vada, la storia della Chiesa continua a presentarsi come una formidabile allegoria della umanità che da Adamo ed Eva ai giorni nostri lotta per sopravvivere tra i flutti di un mare in tempesta, alla fine facendo sempre dei piccoli ma significativi passi in avanti.
Il Credente
04/01/2023
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