Leone XIV: cosa ci possiamo aspettare dal suo pontificato?

Con questo articolo inizia la sua collaborazione con EttoreLemboNews il giornalista professionista Luigi Crimella,
per quasi trent'anni operativo nella stampa cattolica nazionale.
Gli diamo il benvenuto
Per spiegare in quale momento storico si trovi la Chiesa cattolica oggi, dopo la nomina al soglio pontificio di Leone XIV, basta fermarsi sul titolo scelto da uno dei principali quotidiani italiani per l’intervista all’ex-segretario particolare di Papa Benedetto XVI, mons. Georg Gänswein. Il titolo è stato: “E’ finita la stagione dell’arbitrarietà. Il passato confuso deve essere superato”. Poche parole, chiare e dirette, a bollare l’epoca Bergoglio come “confusa” e dottrinalmente e pastoralmente “arbitraria”.
Occorre ammettere che lo sconquasso del primo papa Gesuita sia stato notevole, e si è visto come la Chiesa nel suo insieme abbia traballato non poco: in Africa c’è stata una sollevazione pressoché generale al documento sulla benedizione delle coppie omosessuali. Negli USA Bergoglio è stato interpretato come una specie di “apostata” per i tanti attacchi alla tradizione dalla messa in latino, di fatto quasi vietata, all’aborto non combattuto adeguatamente, viste le “benedizioni” al presidente filoabortista Biden. In Europa la frattura tra le élite cattoliche progressiste e la base popolare più legata alla tradizione ha prodotto uno scollamento profondo tra i fedeli: le chiese si sono svuotate, le vocazioni sono crollate, i seminari e monasteri quasi svuotati.
Il nuovo pontefice Robert Francis Prevost, cardinale venuto dalle Americhe, nato negli Usa a Chicago, superiore degli Agostiniani, missionario e vescovo in Perù, fino alla nomina a prefetto della Congregazione per i Vescovi, ha davanti a sé una sfida enorme e multiforme. Dovrà affrontare problematiche teologiche, pastorali, etiche, sociali, geopolitiche, economiche. Roba da far tremare i polsi a tanti, forse quasi a tutti, tranne che a lui.
Papa Leone XIV, “leone” di nome e di fatto!
Se andassimo a spulciare il sito “collegeofcardinalsreport”, dove troviamo un breve profilo di tutti i cardinali e la sintesi delle posizioni sui principali temi “caldi”, quali comunione ai divorziati, benedizioni unioni gay, diaconato femminile, celibato dei preti, messa in latino, accordi Vaticano-Cina, Chiesa sinodale, scopriremmo che Prevost si collocava tra i più neutrali e “defilati”.
Appena eletto, sul loggiato della basilica di San Pietro, è subito parso mite, determinato ma soprattutto uomo e prete di fede solida.
Immediatamente ha detto, molto chiaramente, che i ministri della Chiesa devono “scomsparire” perché rimanga al centro dell’attenzione Cristo. Ha cioè usato le stesse parole di Giovanni il Battista, che aveva affermato: “Bisogna che Cristo cresca e che io diminuisca”!
Ha poi fatto recitare in mondovisione una Ave Maria, con centinaia di emittenti per circa duecento paesi collegati e che lo inquadravano con stupore per essere il primo Papa statunitense.
L’uomo più potente della terra a livello morale, anche lui degli USA, come curiosamente accanto all’altro uomo più potente della terra a livello economico e militare!
Ha invocato la pace ripetendo le parole di Gesù: “vi do la mia pace!”.
Si è presentato di fatto con gli stessi abiti di Benedetto XVI, quelli tradizionali, che invece erano stati rifiutati da Francesco che apparve vestito di bianco. Tante sorprese, come si è visto.
Domenica prossima, giorno della sua “intronizzazione”, saranno di nuovo presenti a Roma le delegazioni di quasi 200 paesi, a significare la centralità, l’autorevolezza, la forte reputazione morale e spirituale della Chiesa che, nonostante le bizzarrie e gli eccessi del predecessore, pare non siano affatto venute meno.
Nella sua prima settimana di “regno”, Leone ha già stupito con le sue visite a sorpresa a santuari, basiliche, ai suoi confratelli religiosi, oppure tra i fedeli sotto il Colonnato del Bernini, o ancora all’incontro con i 4 mila giornalisti di tutto il mondo accorsi a Roma per il Conclave, o anche con la proroga di tutti gli incarichi apicali della Santa Sede, in gran maggioranza voluti da Bergoglio.
Il fatto che sia stato scelto velocemente, alla quarta votazione, pare con quasi l’80 per cento delle preferenze, lascia pensare che a Leone XIV sia stato chiesto di “pacificare” la Chiesa rispetto alle profonde divisioni interne. Viene considerato un innovatore, perché sostiene la “sinodalità” tanto cara a Francesco, ma anche un tradizionalista perché ha a cuore “l’autorità” e la tradizione tanto care a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI. Viene anche considerato un potenziale pacificatore su scala geopolitica, in quanto ha i tratti miti ma determinati del Leone Magno che fermò Attila: qualcuno pensa che dovrà fermare Putin. E magari anche pacificare la Terrasanta!
Sarà un Papa “pastore” e “di governo” insieme? In molti lo sperano, e qualche prova in tal senso l’ha già data mostrando sì una “continuità” rispetto ai temi di Francesco, ma anche la discontinuità di un pontefice che ha scelto di abitare negli appartamenti del terzo piano del Palazzo Apostolico, di tornare ad usare un’auto degna di un sovrano seppure non lussuosa, di presentarsi con quel distacco austero che non significa senso di superiorità ma la consapevolezza del suo ruolo di guida spirituale.
In concreto, cosa possiamo attenderci da qui in avanti?
Proviamo risposte sintetiche: primo un dialogo col mondo diretto e innovativo, non solo coi mezzi tradizionali ma anche grazie al suo curioso coinvolgimento coi social media, di cui fa uso personale da diversi anni.
Secondo: proseguire l’impegno della Chiesa, sulla scia della “Rerum Novarum” di Leone XIII (1891) per la giustizia sociale, il lavoro, la povertà, fino ai temi della intelligenza artificiale che gli stanno molto a cuore.
Terzo: proseguire anche col dialogo interreligioso, senza piegare la Chiesa a forme di sudditanza verso altre fedi o altri credo “strani”, come nel caso del culto della Pachamana approdato in Vaticano tra lo scandalo di molti. Su questo ha già aperto il dialogo con gli ebrei, che invece erano entrati in urto con Francesco per via di alcune sue prese di posizioni dure rispetto al conflitto a Gaza.
Quarto: continuare anche sui temi del creato, ma senza subire i diktat e le eco-follie degli ambientalisti più estremi stile Greta Thumberg.
Quinto: affrontare la riforma della Curia romana partendo da quello che i “maligni” dicono essere uno dei motivi per i quali è stato scelto. Salvare le finanze vaticane col ritorno degli aiuti dagli USA, rispetto al deficit annuale molto elevato ma soprattutto a un debito pensionistico monstre che, se non gestito, potrebbero far saltare i bilanci della Santa Sede.
Sesto: infine, quello che sinceramente ci auguriamo, che davvero Leone XIV rimetta al centro la persona di Cristo, il suo Vangelo, la preghiera, i sacramenti, la Parola di Dio in qualunque lingua venga celebrata e meditata, anche in latino, perché no? Purchè questa stessa parola possa giungere a tutti.
Non si tratta di fare proselitismo, cosa che non piaceva a Francesco, ma di fare annuncio missionario. E Leone XIV è stato soprattutto un missionario, quindi è prevedibile che non rinnegherà la sua storia personale che lo ha portato, da missionario, sul soglio più importante della Chiesa e forse del mondo.
Luigi Crimella
15/05/2025