Dopo Bergoglio,
quale Papa possiamo augurarci che arrivi?
(Il Credente)

Ora che tutti, credenti e non credenti, sono in attesa che dal comignolo del Conclave esca una bella “fumata bianca” e subito dopo, che il nuovo Papa si affacci dal balcone della basilica di San Pietro, possiamo tentare di tirare un bilancio dei dodici anni del pontificato di Bergoglio. Lo facciamo senza tifoserie e senza acrimonia, come di un periodo particolare, unico, della storia recente della Chiesa. Naturalmente, questo “bilancio” avrà solo le caratteristiche di uno scritto giornalistico, quindi senza pretese di scientificità, neppure di completezza documentale, neanche con l’azzardo di pretendere di codificare un periodo che è stato indubbiamente tra i più sorprendenti, controversi e anche travagliati per il cattolicesimo su scala universale.
Perché diciamo questo riguardo gli ultimi dodici anni? Il motivo è semplice: Papa Francesco, al quale andava e va comunque il rispetto che ogni persona di fede deve a colui che è stato “scelto” dai cardinali, con l’intervento dello Spirito Santo come insegna la dottrina, ha rappresentato una continua provocazione nei confronti del cattolicesimo, così lo conoscevamo da duemila anni a questa parte.
E’ stato lui a formulare alcuni pensieri o a proferire affermazioni, a volte del tutto anomali e distanti dal sentire comune dei fedeli, come ha cercato di riassumere Silvana De Mari recentemente su “La Verità.” Affermazioni come: “Dio non è cattolico”, “Il proselitismo è una grande sciocchezza”, “Emma Bonino e Giorgio Napolitano sono tra i grandi dell’Italia di oggi” forse dimenticando che furono sostenitori di aborto e eutanasia, “Gesù fa un po’ lo scemo”, “Dentro la Santissima Trinità stanno tutti litigando a porte chiuse, mentre fuori l’immagine è di unità”, “Maria era una donna di strada”, “Maria, madre meticcia ha meticciato Dio”, “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia”, “Il vaccino è luce di speranza”, “Vaccinarsi è un atto d’amore”, “Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio”. Ci fermiamo qui, anche se possiamo immaginare che ognuno dei lettori possa avere un proprio bagaglio di ricordi “bergogliani”, con dentro fatti e parole singolari da lui proferite, incomprensibili e discutibili che, lì per lì, in pochissimi hanno avuto il coraggio di contestare e denunciare pubblicamente.
Se ci limitiamo, per comodità di analisi, agli esempi qui sopra, scopriamo che Francesco diceva a volte cose strane, anche se non del tutto negative o sbagliate. Sembravano “battute” o pronunciamenti estemporanei, anche se – guardandoli da vicino – rivelavano un contenuto o un intento rivoluzionario se non eversivo rispetto alla vecchia e sana tradizione cattolica.
Proviamo a pensare alla possibilità di dare la Comunione sacramentale ai divorziati risposati, coloro che avevano infranto il loro matrimonio sacramentale e si erano uniti in una secondo relazione stabile pubblica senza avere ottenuto l’annullamento del matrimonio originale. Ebbene, su questo tema così clamoroso, perché va a intaccare l’indissolubilità delle nozze celebrate religiosamente, che venisse da un Papa la possibilità di cambiare la “legge divina”, fino ad allora proclamata dalla Chiesa, era subito apparso qualcosa di abnorme. Una “rivoluzione” appunto, che Francesco aveva innestato forte della sua autorità. Ciò che aveva tentato era di “avviare un processo”, come ha spesso detto delle sue iniziative, in modo che grazie al suo prestigio e al sostegno – in questo caso, come in altri - dell’opinione pubblica progressista, che tanto lo ha esaltato perché era il primo pontefice che sosteneva le istanze dei non credenti, mettendo i tradizionalisti di fronte al fatto compiuto. Per i divorziati risposati Bergoglio ha avuto l’opposizione esplicita e ferma di quattro cardinali, che gli hanno scritto chiedendogli di essere ricevuti e di avere pubblici e definitivi chiarimenti, ma non ha mai risposto loro direttamente, né li ha mai ricevuti.
Stessa cosa per le cosiddette “benedizioni delle coppie gay”, per le quali ha usato il medesimo stratagemma. In un documento sibillino ha inserito questa nuova e inaudita prassi pastorale, che di fatto significava il riconoscimento pubblico e ufficiale dei matrimoni omosessuali, facendo con ciò scomparire il peccato di sodomia, come aveva fatto del resto anche per quello di adulterio con la comunione ai divorziati risposati. La sollevazione immediata, soprattutto dei settori tradizionalisti della Chiesa e di intere conferenze episcopali in Africa, lo hanno poi indotto a far regredire tale “benedizione” a una cerimonia riservata che i parroci potevano tenere in semi-segreto, ma che non ha nei fatti negato questa apertura sconvolgente verso un comportamento che in passato veniva chiamato senza mezzi termini: “peccato impuro contro natura”.
Di Papa Francesco si ricorderà anche il permesso di adorare in Vaticano la Pachamama, idolo amazzonico che è stato oggetto di culto sanguinario per secoli da parte di quei popoli, come pure non ci si dimenticherà che di fronte al più alto numero di cristiani assassinati, anzi martirizzati, nella storia della Chiesa, nei paesi a maggioranza musulmana, lui non abbia levato, se non occasionalmente, forte e chiara la sua voce per auspicare che tale martirio cessasse. Non parliamo poi del suo sostegno all’arrivo indiscriminato di migranti, per lo più da paesi del sud del mondo sempre a maggioranza islamica, con il corollario di problemi di accoglienza, inclusione e integrazione a carico delle comunità riceventi, che in pochissimi casi dava e può dare dei frutti significativi. Per lo più, come si vede nei vari paesi europei ad alto tasso di immigrazione irregolare, il panorama che si consolida è di periferie dove gli stessi sono ghettizzati, dove si creano zone sottomesse alla sharia, dove persino per le forze dell’ordine è difficile entrare e con i rischi di disordine e violenze che sono sotto gli occhi di tutti.
In sostanza, con la morte di Francesco, inizialmente omaggiato da tutti, vicini e lontani, sono poi iniziati a emergere i “distinguo”, i limiti, i controsensi delle sue prese di posizione che hanno riguardato un po’ tutti gli aspetti dell’annuncio cristiano oggi. Sia di natura dottrinale, con il cambio di alcuni paradigmi fondamentali “Chiesa, ospedale da campo”, che fa venire in mente più una Ong che un tempio dove si prega e si cerca di avvicinarsi alla fede verso Dio e verso suo Figlio Gesù. Il suo insistere sulla “Madre Terra” e sull’ecologia integrale, con evidente sopravvalutazione della salvezza terrena rispetto a quella eterna, che è invece l’essenza del messaggio evangelico. Ancora la sua “Chiesa in uscita”, come se per duemila anni la stessa Chiesa avesse tenuto le porte chiuse e si fosse rintanata tra pochi eletti, mentre le miriadi di santi, martiri e fondatori di istituti religiosi e comunità hanno dimostrato “l’apertura” della stessa Chiesa a tutte le latitudini e a tutti i problemi. Citiamo ancora la sua ostilità verso le comunità cattoliche tradizionaliste che chiedevano di poter celebrare la messa in latino, secondo antichi riti. Certo, la cosa può apparire singolare, però non è uno scandalo se gli stessi fedeli vivono poi bene la loro vita e testimoniano una fede libera e sana.
Per completezza, dobbiamo citare un punto degli insegnamenti di Francesco sul quale più o meno si sono trovati d'accordo tutti, fedeli "progressisti" e fedeli "conservatori". Si tratta della sua insistenza sul termine "misericordia", per descrivere l'atteggiamento di Dio che è pieno di tale sentimento verso tutti, specie verso i peccatori più incalliti. Francesco ha voluto dare una immagine di Dio buono e non "castigante", anche se i suoi detrattori hanno spesso sottolineato che così facendo non è emersa l'esigenza evangelica di correggere il proprio comportamento, una volta ottenuta "misericordia" quando Gesù dice: "va e non peccare più".
Consideriamo che non tutto Papa Bergoglio sia stato negativo, anzi ha comunque saputo avvicinare i “lontani” specie le persone “di sinistra”, che sentivano una curiosa consonanza col suo modo di essere e con la sua visione politica! Consideriamo ancora che, nonostante i suoi tentativi di sovvertire in alcuni campi, non solo la prassi pastorale ma la stessa dottrina, non risulta al momento che abbia apportato cambiamenti sostanziali al Catechismo ufficiale della Chiesa, se non per quanto riguarda la pena di morte. Possiamo quindi serenamente chiederci, a questo punto, che tipo di Papa possiamo desiderare.
Il mistero della Chiesa è tale e talmente profondo, che – a nostro avviso – se anche venisse un Papa ancora più sconvolgente di Bergoglio, sarebbe probabile che non riesca ad “affondarla”, in quanto Gesù stesso ha promesso che verrà lo Spirito Santo ad assisterla e che “le porte degli inferi non prevarranno”. Però, occorre stare in guardia, in quanto il calo dei fedeli è molto accentuato. All’inizio del suo pontificato in Italia, la frequenza alle messe festive era circa del 30 per cento e oggi, pare calata al 17-18 per cento. I matrimoni religiosi sono scesi a circa un terzo del totale delle unioni, con un altro terzo che scelgono il rito civile e il restante che convive senza nessun legame formale. I giovanissimi frequentano sempre meno il catechismo e quindi gli abbandoni dei sacramenti sono molto pronunciati. Solo circa un 10-15 per cento dei ragazzi completa i percorsi sacramentali. La confessione è una pratica ridotta al 5-10 per cento massimo dei fedeli e comunque dilatata a poche occasioni, per qualcuno neanche una volta l’anno ma … quando capita qualcosa di grosso in famiglia!
Il successore di Bergoglio, chiunque esso sia, deve fare i conti con questo panorama religioso, oltre a quello internazionale segnato da guerre e questioni colossali come: Israele-Hamas, Ucraina-Russia, Cina-Taiwan, Africa che ribolle, India-Pakistan ecc. Il mondo è in subbuglio, gli animi sono “caldi”, la fede langue. Speriamo che arrivi un Papa che esorti alla preghiera, alla vita cristiana seria e buona e che faccia della Chiesa una presenza autorevole e capace di dare un apporto di saggezza nei marosi della storia contemporanea.
Il Credente
07/05/2025