La Chiesa “piramide rovesciata”:
i laici comandano, i Vescovi ubbidiscono?

Con questo scritto “Il Credente” (pseudonimo di un operatore cattolico che osserva i movimenti tellurici iperprogressisti che scuotono la Chiesa dall’arrivo di Papa Francesco) si occupa del clamoroso caso della sospensione della assemblea annuale dei Vescovi prevista per il maggio prossimo. La decisione di annullarla si deve alle polemiche sul documento di sintesi del Sinodo sulla Sinodalità celebrato il mese scorso a Roma, per il quale soprattutto da parte di un rumoroso gruppo di laici “progressisti” sono emerse critiche verso una CEI considerata poco “inclusiva” e sorda alla “voce dello Spirito”. In una parola, i laici hanno fatto la voce grossa e i Vescovi hanno deciso di rinviare il tutto alla prossima assemblea di ottobre. A seguito di questa decisione clamorosa, l’immagine evocata da qualche commentatore della “piramide rovesciata”: non sono più i pastori al vertice della Chiesa che la guidano, ma è la “base” (molto ristretta) che comanda … Chissà cosa ne direbbe il “fondatore” 2.000 anni fa, che disse a Pietro: “… pasci le mie pecorelle”. Ora sembra che le pecorelle comandino al Pastore!
Da una parte il popolo dei fedeli cattolici, che in larga maggioranza potremmo definire “tradizionalisti” in quanto seguono per lunga e genuina tradizione la Chiesa e i suoi insegnamenti che risalgono a Gesù e al Vangelo. Dall’altra la minoranza dei chierici e laici “progressisti”, seguaci in particolare di questo Papa che più progressista non poteva essere, i quali invece ritengono che i “segni dei tempi” siano tali e tanti che l’annuncio del Vangelo non sia più lo stesso e che la dottrina vada “adattata” alle nuove sensibilità.
Nel mezzo cosa c’è? Ci sono i fatti sotto i nostri occhi da dodici anni, con l’arrivo di Francesco al soglio di Pietro, con i suoi interventi irrituali, sorprendenti, spesso spiazzanti (come nelle interviste concesse a “Repubblica” con un giornalista, Scalfari, che mandava a memoria le presunte risposte del Papa, facendogli dire tutto e il suo contrario). Insomma, da quando in Vaticano c’è il Papa venuto “dalla fine del mondo”, corriamo il serio rischio che il mondo (cattolico) così come lo conoscevamo stia davvero per finire.
I temi sui quali questo Papa, e con lui una robusta corrente di pensiero teologico e spirituale, stanno insistendo da oltre un decennio sono ormai molto e tristemente noti: bando al cattolicesimo tradizionale, alla morale sessuale antica, e invece accoglienza degli omosessuali con relativa “benedizione” delle coppie dello stesso sesso; normalizzazione spirituale delle unioni “irregolari” di separati cattolici che convivono senza avere ottenuto l’annullamento del primo matrimonio e che pretendono di fare la Comunione ritenendosi in Grazia di Dio, benchè la Chiesa abbia sempre insegnato il contrario. E poi, accanto all’enfasi sul “green” in stile Greta Tumberg, all’apertura a un dialogo interreligioso in cui a detta del Papa tutte le religioni sono volute da Dio e portano al bene dell’umanità (salvo che Gesù aveva inviato gli apostoli a “convertire tutte le genti”); salvo ancora che vengono combattuti all’interno della Chiesa i cattolici tradizionalisti che chiedono la messa in latino (ma che male fanno?), c’è il tema dei temi, quello della immigrazione da accogliere senza limiti e con generosità da parte dei paesi occidentali “ricchi”. Il Papa, e con lui diversi vescovi influenti, si sono espressi ripetutamente contro i politici e i governi che cercano di ostacolare l’immigrazione clandestina, tacciandoli di essere “non cristiani” e anche gravi peccatori (mentre i capi delle Ong sono buoni, anzi “santi”)!
Dentro la Chiesa sembra di essere come al centro di uno “scontro di civiltà”, dove da una parte c’è appunto il popolo intriso dei valori tradizionali e dall’altra ci sono delle élite minoritarie, per lo più di sinistra (lo si vede bene non solo da noi in Italia ma in quasi tutti i paesi europei e negli Stati Uniti), le quali pretendono di cambiare cultura, convinzioni morali e religiose, etica sessuale, economia e financo i valori di difesa dei nostri sistemi sociali e politici in nome della “inclusività” e di una non meglio precisata “fraternità”, sulla base delle quali saremmo tutti uguali, tutti buoni, tutti capaci di adattarci senza le “rigidità” in particolare della dottrina cattolica che “escludeva” parecchi.
Mentre il Papa sta faticosamente migliorando dopo un lungo ricovero al Policlinico Gemelli di Roma, un fatto italiano ha contraddistinto questo particolare momento della Chiesa: il rinvio della assemblea dei Vescovi italiani, che si sarebbe dovuta tenere nel prossimo maggio e che invece, a seguito delle polemiche emerse sul documento finale del Sinodo sulla sinodalità, la CEI ha pensato prudentemente di spostare in autunno.
Si tratta di un fatto davvero eccezionale perché mostra alcune cose: primo, i Vescovi italiani hanno ceduto davanti alle rimostranze di una minoranza di “sinodali” laici, presenti al Sinodo con pari diritto di voto degli ecclesiastici, i quali non hanno condiviso la prudenza del documento finale che chiedeva ulteriore riflessione sui temi suddetti (omosessuali, divorziati, donne, ecc.). La forza politica dei delegati laici si è fatta sentire al punto tale che i Vescovi, pur dotati di autorità ministeriale propria, non sono riusciti ad imporsi e a far passare un tale documento che aveva il pregio della prudenza. In sostanza, i fedeli laici presenti, con la tipica arroganza della “sinistra politica” che pensa di avere sempre ragione, hanno alzato la voce e – di fatto – costretto alla resa e al rinvio proprio quei successori degli Apostoli che detengono (fino a prova contraria) la vera e unica autorità magisteriale insieme al Papa.
Ma se la Chiesa italiana è ridotta così male da cedere a un manipolo di laici “progressisti”, dobbiamo forse pensare che il Vangelo sia arretrato, che vada adattato ai tempi, che non esistano più i peccati e che a furia di essere “accoglienti” con tutti alla fine passi tutto in cavalleria e si imponga una nuova morale?
E’ una domanda legittima, che mettiamo lì in attesa di sviluppi. Sta di fatto che la CEI retta dal Cardinal Zuppi, che è un beniamino del Papa, ha fatto una brutta figura, dimostrandosi debole e stilando un documento rifiutato soprattutto dai laici, come se ci fosse una inversione dei ruoli e delle autorità ecclesiali costituite.
Quindi, è il caso di dire: Vescovi, se ci siete battete un colpo! Noi fedeli tradizionali attendiamo di capire dove ci volete portare … oppure dobbiamo pensare che in futuro dovremo ubbidire sul piano morale e spirituale a una minoranza di laici di sinistra, invasati per l’immigrazione irregolare, per le coppie gay e per altre simili amenità spacciate per “segni dei tempi”?
Il Credente
18/04/2025