Con Papa Leone XIV il clero cattolico
(alto-medio-basso) si sta riposizionando?

Con Papa Leone XIV il clero cattolico
(alto-medio-basso) si sta riposizionando?
Con questo articolo “Il Credente”, funzionario ecclesiale che per evidenti ragioni è costretto a mantenere l’anonimato, ci invita a riflettere sul ruolo del clero, in tutti i suoi diversi livelli e servizi, per un annuncio non manicheo e una azione sociale della Chiesa volta al bene e a favorire pace e sviluppo tra i popoli. Questo dopo i difficili anni di papa Bergoglio e di fronte alle novità di Leone XIV.
Quello che sta avvenendo nella Chiesa cattolica sembra un processo di “nuovo riposizionamento”.
Ci spieghiamo: nei dodici anni di Papa Francesco è successo l’impensabile. Il pontefice argentino aveva di fatto abbracciato l’agenda globalista, per comodità riferita al presidente degli Usa di allora, Barack Obama. Tale agenda prevedeva tre aspetti centrali: primo, allarme climatico permanente e imposizione delle politiche green. Secondo, diffusione della antropologia “gender” con normalizzazione degli Lgbtq+ (matrimoni gay e similari). Terzo, immigrazionismo di massa con abbattimento progressivo delle frontiere e libertà di spostamento assicurata al di là di ogni ragionevole diritto di “difesa delle frontiere” da parte dei singoli stati.
Pur con una sorprendente variabilità di pronunciamenti, a volte contraddittori tra di loro, che risultavano spiazzanti per gli stessi seguaci più stretti del papa argentino, nei fatti Francesco aveva dettato questa agenda a tutta la Chiesa, a partire naturalmente dagli ecclesiastici più alti in grado: cardinali, vescovi, teologi, docenti delle università pontificie e cattoliche. A cascata via via si era andato registrando un processo di “bergoglizzazione” delle conferenze episcopali e delle principali figure ecclesiastiche che avevano iniziato quasi subito a “parlare come Francesco”, a pensare come lui, a imporre nei fatti quella agenda che sapeva molto di realtà secolare piuttosto che della dimensione trascendente, sulla quale la Chiesa dovrebbe essere (per mandato divino) la suprema “maestra”.
La gran parte del popolo dei fedeli era sempre più sconcertata per la piega presa dalla cattolicità a livello mondiale, pur con parecchie divisioni tra paesi o tra continenti. Sul lato dei “progressisti” i cattolici tedeschi favorevoli alle donne prete e alle unioni gay e a tante altre riforme che avrebbero snaturato l’unità della Chiesa. Dall’altro lato, quello dei conservatori, la dura e pressoché totale resistenza dei vescovi africani al documento sulla “benedizione delle coppie gay”, rimaneggiato un paio di volte dallo stesso papa e dal cardinale alla guida della Congregazione per la dottrina della fede, per cercare di farlo “passare”. Di sicuro in Vaticano non si aspettavano una resistenza così esplicita e generalizzata da parte del clero africano, fino ai suoi livelli più alti. Le conferenze episcopali europea e americana avevano Invece mugugnato, espresso qualche perplessità. Ma poi, in nome del dogma progressista della “inclusività”, per lo più era arrivata una accettazione sofferta e ipocrita.
Quel che è certo è che quasi nessun prelato aveva osato protestare da noi in occidente. Si era visto che cosa era successo ai quattro cardinali dei famosi “Dubia” sulla comunione ai divorziati risposati: ignorati da Bergoglio, mai ricevuti, estromessi dai loro precedenti incarichi, trattati come “paria” e di fatto isolati.
Tanto per “Amoris laetitia”, quanto per la benedizione delle coppie gay, nei fatti si era assistito a una corsa al conformismo di massa del clero nel timore di subire, o direttamente dal papa, oppure da parte del proprio vescovo diocesano, la stessa sorte subita dai cardinali dei “Dubia”: vale a dire l’espulsione dalla Chiesa e la morte religiosa.
E POI E’ ARRIVATO PAPA LEONE XIV
L’impensabile, l’impossibile da prevedere, l’insperato è stata la scelta del Conclave di un Papa diverso dal predecessore. Leone XIV, figura sobria, silenziosa, capace di meditare prima di intervenire, deciso ma anche umile, rispettoso di tutti ma anche indipendente nel giudizio e nella capacità di criticare gli eventi.
Con lui sembra che oggi per la Chiesa si sia tornati ai tempi belli e sani del Vangelo prima di tutto, dell’annuncio della figura di Gesù come unico e vero maestro a cui guardare e col quale dialogare nella preghiera e nella meditazione. Il nuovo Papa non ha per ora rinnegato o criticato apertamente nessuno dei piedistalli progressisti di Bergoglio. Ma nella sostanza, spulciando i suoi discorsi, ha intrapreso un profondo lavoro di revisione critica dei temi e pronunciamenti più spinosi che avevano gettato la Chiesa per dodici anni nel panico teologico e pastorale.
Subentra a questo punto la domanda: visto il posizionamento precedente del clero (a partire dalla maggioranza dei cardinali) che si erano di fatto appiattiti sulle posizioni estreme e addirittura “crudeli” di Francesco – basti pensare alla persecuzione vera e propria verso i fedeli del le messe in latino – questo stesso alto, medio e basso clero sarà in grado di tornare a un annuncio più libero e genuino?
Questo clero saprà ridimensionare gli eccessi della visione “green”, con i costi enormi in termini economici e sociali che si sono già abbattuti sull’Europa?
Questo clero saprà tornare a dire “sì – sì” e “no – no” davanti alle pretese di normalizzazione morale del mondo Lgbtq+, come se certe azioni non fossero più peccati sessuali, imponendo le aberrazioni dei “due papà” o delle “due mamme” e indottrinando i più piccoli sulla bellezza del cambio di sesso?
Ancora, questo clero e con esso i laici sfegatati sostenitori delle immigrazioni incontrollate, sempre pronti a dare dei “razzisti” a chiunque provasse a voler inserire qualche limitazione, dicevamo questo clero saprà tornare a predicare la vera Dottrina sociale cattolica? Perché essa sostiene che prima del diritto a emigrare deve esserci il più naturale “diritto a non dover emigrare”, ricevendo nel proprio paese gli aiuti dai popoli ricchi per favorire uno sviluppo endogeno che renda inutile il dramma delle emigrazioni di massa.
OPPORTUNISMI – IPOCRISIE – AUTENTICITA’
Le tre parole “opportunismi – ipocrisie – autenticità” si riferiscono a quello che potrebbe succedere oggi da parte del clero e della parte del laicato cattolico più impegnato: cioè anzitutto superare gli opportunismi e gli schieramenti ipocriti accanto al dominatore del momento. Una volta tornati a respirare la libertà dello spirito e del pensiero cattolico finalmente libero da estremismi, è giusto attenderci un ritorno di “autenticità” pastorale, culturale e spirituale nel clero e a cascata nei fedeli.
La Chiesa è un corpo troppo vasto perché si possa pensare a una sua fisionomia unitaria. Non lo sarà mai. Sempre vivranno in essa concezioni sacrali, tradizionalistiche, accanto a concezioni “sociali” più progressiste. Ma prima di Bergoglio questo avveniva senza che una linea schiacciasse l’altra, bensì convivevano teologi e spiritualisti dell’una e dell’altra visione, gestiti con sapienza e umanità dal pontefice di turno.
Col papa argentino non è stato così e anzi si era creato una sorta di “pensiero unico” al quale aderivano figure che fino ad allora erano state nel versante opposto: tipico il caso di qualche cardinale che fino a poco prima era stato “rigido” e poi, promosso da Bergoglio, era diventato “inclusivo”, “resiliente”, “accogliente” fin troppo, fin dove la Parola di Dio e il Magistero della Chiesa non si erano mai sognate di aprire “percorsi” che di cattolico avevano ben poco.
Questo è il quadro del momento: un clero che si sta lentamente riposizionando perché ha capito che con Leone XIV la Chiesa è cambiata, non è più quell’ “universo concentrazionario” dove si doveva per forza pensarla come Bergoglio, oppure si veniva espulsi, bocciati e umiliati fino alla croce.
Speriamo che Leone XIV sappia mantenere la rotta che ha imboccato. E’ una rotta discreta, garbata e decisa al tempo stesso. Dice tutto quello che deve dire, in armonia con gli insegnamenti della Chiesa di sempre. E’ caritatevole verso tutti, a partire dal suo predecessore del quale ha solo parlato bene. Nella sostanza sta riportando la Chiesa nel suo solco storicamente più naturale, di società che deve anzitutto annunciare la Salvezza eterna. Ma anche deve fare di tutto perché - grazie all’azione della stessa Chiesa - la pace, la giustizia e lo sviluppo dell’umanità possano avvenire senza che nessuno uomo o nessuno Stato minaccino la sopravvivenza degli altri.
Inutile dirlo: stiamo dalla parte di Papa Leone! Siamo (ragionevolmente) certi che non ci deluderà.
Il Credente
18/06/2025