PUTIN VS BIDEN - ETTORE LEMBO NEWS

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Putin vs Biden …..
il giorno dopo

I media occidentali, pressoché unanimemente, leggono quanto è avvenuto in Russia come un “inequivocabile segnale della debolezza del leader russo Vladimir Putin”.
Unica voce non allineata quella dell’inviato di guerra Toni Capuozzo che, ospite di una trasmissione televisiva, ha messo in dubbio la versione che rappresenta Putin come un leader finito.
La sua posizione è che il presidente russo abbia “giocato molto bene” ed abbia “messo Prigozhin nelle condizioni di non nuocere”.
Comprendere cosa è realmente successo ieri in terra di Russia non è cosa facile, certamente non immediata.
Solo con il tempo, infatti, si comprenderà cause ed effetti della “marcia” senza apparenti ostacoli della Brigata Wagner verso Mosca di questo Sabato di giugno.
Conseguentemente la lettura “a media unificati” che vede il leader russo “indebolito” appare come “propaganda” di un mondo occidentale schierato con l’amministrazione Biden e con l’Ucraina di Zelensky sulle cui basi “scientifiche”, ad oggi, molto non si comprende.
La Casa Bianca, appunto, ha voluto, probabilmente con eccesso di fretta, far sapere di essere stata informata sin da una settimana.
Se questa dichiarazione dell’amministrazione Biden celi il desiderio di “firmare” l’azione di Prigozhin e della Wagner, o almeno dei cinquemila uomini che lo hanno seguito in questo”viaggio” verso Mosca, lasciando intendere una posizione da “mandante”, non possiamo saperlo.
Certamente negli ambienti dei “ben informati” da qualche settimana si sentivano rumori su azioni dei servizi segreti statunitensi ed ucraini con la NATO per indebolire il leader russo a casa sua.
Anche i media erano divenuti particolarmente aggressivi nel far conoscere la nascita in Polonia di una assemblea di oppositori al “regime di Putin” all’estero.
È noto, inoltre, che la CIA, struttura alle dipendenze della Segreteria di Stato, sia indubbiamente più vicina politicamente al mondo di Biden, Clinton ed Obama di quanto lo sia il Pentagono. Quel Pentagono ove nel 2021 centotrenta generali di bandiera, tutti  meno cinque, avevano firmato una lettera ove si chiedeva maggiore chiarezza su cosa fosse realmente successo nel mondo elettorale delle presidenziali che permisero a Biden di andare al potere.
Pentagono che da tempo viene ritenuto da quelli che vengono definiti i “ben informati” insoddisfatto dell’andamento della guerra in Ucraina.
Nelle stesse ore, con eguale tempismo, il presidente cinese Xi Jinping si è schierato con Putin dichiarando che lo stesso doveva  “riportare ordine in Russia”, frase di realmente facile lettura.
Le cancellerie europee hanno tenuto posizioni simili a quella statunitense dichiarando “l’immutato appoggio al popolo ucraino”, ma anche, lo ha dichiarato il ministro degli Esteri italiano, la volontà di “non farsi coinvolgere nelle dinamiche interne alla Federazione Russa esattamente come l’Italia chiede a Putin di non invadere l’Ucraina”.
Posizione “cerchiobottista” ma assai più saggia di quella della Casa Bianca” e, soprattutto, attenta anche a quanto Xi Jinping aveva dichiarato. La Cina, in fondo, oggi, è molto attiva economicamente in Europa.
Prigozhin, al momento in cui scrivo “irreperibile”, è atteso in Bielorussia, fatto che porterebbe a far pensare che Minsk possa essere la sede concordata con Putin per il suo “esilio”.
Bielorussia del presidente Lukashenko che, almeno nelle dichiarazioni, sarebbe stato il mediatore che ha portato a sancire “l’accordo” che ha causato la “ritirata” dei miliziani della Wagner, oramai a duecento chilometri da Mosca, senza che le truppe russe a tutela della capitale siano nemmeno scese in campo.
Dette truppe, infatti, sono rimaste nelle loro caserme e, se i media occidentali cercano di accreditare questo come un segnale della debolezza di Putin, è difficile negare che il leader russo rimane al suo posto mentre quello della Wagner risulta atteso a Minsk dal certo amico di Putin, Lukashenko.
Oltre a questo punto, “l’accordo” prevederebbe che “i cinquemila mercenari della Wagner coinvolti nella marcia verso Mosca non combatteranno più in Ucraina”.
Capuozzo ritiene che potrebbero essere schierati nei vari scenari in Africa che vedono la Wagner coinvolta.
In ogni caso parrebbe che le strutture del corpo paramilitare fino ad oggi alle dipendenze di Prigozhin abbiano accettato di prendere ordini dal ministero della difesa russo il cui ministro, Sergej Šojgu, è da molti mesi il “nemico politico” numero uno del capo della Wagner.
I media occidentali dichiarano che fra qualche mese lo stesso Šojgu verrà sostituito, quando dovesse avvenire comprenderemo qualcosa di più su quanto avvenuto in queste ore in terra di Russia.
Oggi l’unica certezza è che una parte dei miliziani della Wagner si sono fatti una gita mediaticamente molto rumorosa verso Mosca per poi tornare indietro senza ottenere nulla e con il loro capo che è atteso a Minsk.
A causa di questo, per ora sembrerebbe più onesto prendere atto di quanto segue.
Putin rimane al suo posto.
Gli oligarchi russi che Biden sperava vedere agire contro la leadership del leader russo non si sono messi in moto o, addirittura, alla conta che certamente è avvenuta nelle segrete stanze russe, non hanno raggiunto quella maggioranza che avrebbe fatto cadere l’ex Colonello dell’allora KGB.
La Cina si è schierata dalla parte di Putin e, così facendo, ha spostato sempre più il leader russo verso una alleanza di lungo periodo fra la Federazione Russa e la superpotenza orientale a discapito degli interessi occidentali.
Certamente, inoltre, Putin interpreterà le dichiarazioni della Casa Bianca come una ammissione che la CIA, e la NATO, quantomeno, speravano di veder emergere una nuova leadership in Russia, fatto che a quest’ora non è avvenuto.
Ad oggi il “push” è fallito e Putin ha dichiarato che “gli interessi russi in Ucraina verranno tutti raggiunti”, messaggio che è palesemente inviato alle cancellerie occidentali ed alla NATO.
Messaggio che non fa prevedere niente di buono a chi sperava in una pace a breve che permettesse di riportare serenità soprattutto in Europa.
Se la si legge in questi termini le analisi degli osservatori occidentali che hanno, assai frettolosamente, dichiarato Putin “azzoppato” da quanto avvenuto ed hanno voluto vedere una “fragilità della Russia” ove il popolo si “sarebbe diviso” parrebbero più “partigiane” che appartenenti ai valori del “quinto potere”.
Queste posizioni, anzi, nel tempo potrebbero apparire come appartenenti alla categoria dei “wishful thinking”. Ci sarebbe da chiedersi se dei media stessi o di Biden e dei suoi amici, anche in Europa, che si trovano sempre più impantanati nella situazione ucraina.
Putin è riuscito a risolvere in meno di un giorno un’insurrezione che poteva sfociare in un colpo di stato, senza versare una goccia di sangue e senza perdite significative di uomini ed equipaggiamento mantenendo al loro posto i suoi ministri ed il suo Stato Maggiore e relegando a Minsk Prigozhin, uomo che da molti mesi con le sue dichiarazioni dava il fianco ai media occidentali contro al leader russo.
Putin, se letto così quanto è avvenuto Sabato, ha fatto un capolavoro politico.
Capolavoro che si rafforza allorquando si prende atto che la Wagner, strategica per il Cremlino in tanti scenari in mezzo mondo, ha avuto la propria “onorabilità” salva, elemento strategici nei rapporti con dei “miliziani”.
Infine il fronte politico interno alla Federazione Russa non sembrerebbe per nulla indebolito per Putin.
Il Patriarca Kirrill, il leader del Partito Comunista, Gennady Zyuganov, il mondo dei blogger da tempo molto critico nei confronti del ministro della difesa russo Shoigu, l’ex comandante delle milizie popolari Igor Strelkov, ormai da anni all’opposizione di Putin, e personalità politiche come Dmitry Medveded a Ramzan Kadyrov hanno deciso di schierarsi con il presidente russo con buona pace di chi pensa che cadrà presto perché “abbandonato” dai poteri interni russi.
Cosa accadrà adesso?
Noi “cittadini semplici” sappiamo che l’avversario va messo a terra con il primo pugno e che, se questo pugno va a vuoto, l’altro non starà fermo e inizierà a picchiare duro.
Regola che, statene certi, il Colonello del KGB Vladimir Putin conosce bene e applica meglio con buona pace di chi, come il Segretario di Stato statunitense Blinken, dichiara che “la ribellione, poi rientrata, della brigata Wagner dimostra l’esistenza di crepe in seno al gruppo di potere che fa capo a Putin”.
La storia personale e politica dello stesso Putin non è quella di uno che “esporta la democrazia”, bensì di uno che sa governare il potere.
Ignoto Uno
27/06/2023
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