Famiglia e Biopolitica al tempo dell’Inganno Universale
II° parte

La
Natura Umana
Il
tema della biopolitica si pone in stretta correlazione con il
concetto di natura umana. Questo tema è di interesse generale e
supera i confini del tempo e dello spazio dal momento che in tempi e
in luoghi diversi si sono formate idee diverse sul significato di
natura umana.
Le
radici culturali del mondo occidentale sono innestate con la
filosofia greca e con il diritto romano, un solido retroterra che ha
trovato fondamento non solo nella Sacra Scrittura ma soprattutto nel
principio di oggettività e di non contraddizione che è alla base
dell’agire scientifico.
Principi
sani che sono stati gradualmente accantonati man mano che prendevano
piede le teorie emergenti dal processo di secolarizzazione della
società e che si possono raggruppare essenzialmente in tre filoni
principali:
1.
La teoria della separazione tra corpo e mente.
2.
La teoria della tabula rasa,
3.
La teoria del buon selvaggio
La
prima origina in Francia con René Descartes (1596-1650). Che diede
il via al suo operato criticando sia la tradizione che il principio
di autorità quando non si trovino in sintonia con la ragione.
A
giudizio di Cartesio, l’essenza dell’anima risiede nella res
cogitans, nel pensiero, da cui era necessario partire per dimostrare
sia l’esistenza di Dio che l’esistenza della realtà, la res
extensa. Con l’andar del tempo il suo “cogito ergo sum” si è
però trasformato nella teoria secondo la quale la realtà in sé non
esiste se non come prodotto della mente umana. Egli fu anche
sostenitore della necessità di far avanzare una filosofia pratica in
sostituzione di quella speculativa in modo che essa potesse agire
direttamente all’interno della società. La filosofia cartesiana di
fatto ha creato le basi ideologiche dell’agire politico
progressista.
2.
La teoria della Tabula Rasa proviene dal mondo anglosassone, e in
particolare dal filosofo John Locke (1632-1704). Essa parte
dall’assunto secondo il quale l’uomo nasce con pochissimi istinti
primordiali innati e tutto lo sviluppo successivo è da attribuirsi
all’esperienza maturata nel tempo attraverso il processo di
socializzazione.
La
teoria della tabula rasa, di fatto, segnò la fine della visione
gerarchizzata della società precedente alla rivoluzione francese.
Per Locke tutti gli uomini nascono uguali e per così dire omologati
fin dalla nascita, il che, a ben vedere è l’esatto contrario della
visione cristiana, eminentemente cattolica, della unicità di ogni
persona che Dio ha creato a Sua immagine e somiglianza e redento con
un destino individuale e irripetibile. E’ sulla base di questa
visione collettivista ed egualitarista che lo Stato si sostituisce a
Dio appropriandosi del ruolo di supremo legislatore, relativizzando
così quei principi che, in quanto trascendenti, sono necessariamente
immutabili. La novità sottesa nella concezione filosofica di
Locke consisteva nel fatto che il garante del principio di
uguaglianza doveva essere non tanto e non solo il Dio creatore e
sostenitore della vita, ma anche e soprattutto lo Stato con le leggi
positive emanate dagli uomini e, dunque, soggette al cambiamento,
quel vago e vagheggiato “change” che viene periodicamente
invocato come soluzione di tutti i mali del mondo.
3.
La teoria del buon selvaggio nasce anch’essa in Francia per opera
di Jean Jacques Rousseau (1712-1778) e si basa sull’assunto secondo
il quale l’essere umano nasce intrinsecamente buono e viene
successivamente corrotto al contatto con una società malata. Questa
teoria intendeva contrapporsi a quella decisamente più pessimistica
espressa dal filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679) secondo la
quale, invece, l’uomo è intrinsecamente malvagio e in natura vige
il principio dell’“homo homini lupus”.
L’idea
di Hobbes poggia sull’assunto che l’uomo sia un animale al pari
degli altri e, dunque, privo di quel logos che la Rivelazione
cristiana considera come parte integrante dell’essere uomo e che lo
pone al di sopra degli altri animali che popolano la terra. Se l’uomo
è un animale come gli altri, allora anche all’interno della
comunità umana vale la legge della giungla, vale a dire la
sopravvivenza del più adatto, così come sosterrà in seguito
Charles Darwin. Questa è la ragione per cui in una società allo
stato “naturale” il più debole è destinato a soccombere.
Tanto
Rousseau quanto Hobbes, pur con le loro divergenze, cancellano con un
tratto di penna duemila anni di Cristianesimo, negando le conseguenze
del peccato originale. Per Rousseau l’uomo nasce buono ed è la
società che lo corrompe, per Hobbes egli nasce malvagio e la società
non può renderlo buono. Questi due paralleli filosofici ricordano da
vicino quanto si trova rispecchiato nella riforma Protestante.
E’
certamente difficile tentare di racchiudere in una formula il
concetto di natura umana, data la complessità dell’opera di Dio e
delle sue leggi. Leggi che però risultano accessibili alla ragione e
trovano espressione in quelle verità definite come evidenti di per
sé e trascritte nelle leggi emanate dall’uomo quando a scriverle
sono persone convinte che l’uomo sia una creatura e dunque soggetta
sia alla Legge di natura che alla legge positiva (la cui autorità
dovrebbe trarre la propria legittimazione dalla conformità con il
volere del supremo Legislatore).
Chi
si riconosce in questa realtà trascendente accetta di non essere il
centro dell’universo e accetta di conformarsi al fine ultimo che
Dio gli ha assegnato usando la propria libertà entro i confini del
Bene che la ragione gli mostra. Chi invece vuole sostituirsi a Dio
trova intollerabile l’idea che esista qualcosa che sfugge al
proprio controllo e vuole veder appagati tutti i suoi desideri, anche
se questi entrano in conflitto con il principio di realtà e con la
Legge di natura.
Le
tre principali impostazioni teoriche sono tuttora vigenti nella
società. Ritroviamo la teoria del buon selvaggio nella
divinizzazione della natura (la Madre Terra) e nell’enfasi
eccessiva posta su tutto ciò che viene presentato come “naturale o
“biologico”: dai cibi, alla medicina, alla preoccupazione per la
distruzione dell’ambiente.
Anche
nel caso specifico della preoccupazione per la tutela dell’ambiente
si verifica il fenomeno di confondere il particolare con il generale.
La capacità delle multinazionali di inquinare il Pianeta in alcune
zone, anche vaste, diventa la capacità distruttiva dell’uomo
sull’intero ecosistema che si estrinseca attraverso il cosiddetto
“climat change”. I cambiamenti climatici sarebbero il frutto
dell’attività umana, nonostante sia evidente, a tutti coloro che
non vogliono ignorare il principio di realtà, che a dettare il clima
del pianeta è sempre il sole. I movimenti come “extintion
rebellion” (che si definisce come movimento internazionale, basato
sulla scienza, nato dal basso in risposta alla devastazione ecologica
causata dalle attività umane) riportano l’imprinting di Hobbes
identificando nell’uomo una sorta di virus in grado di distruggere
il Pianeta come sostengono anche gli attivisti dell’altro movimento
“Fridays for Future”. Questi movimenti ecologisti chiamano,
soprattutto i giovani, alla disobbedienza civile nonviolenta di massa
allo scopo di forzare i governi a invertire la rotta che, a loro
giudizio, starebbe portando il Pianeta dritto verso il disastro
climatico ed ecologico.
La
teoria del cogito ergo sum e della tabula rasa sono alla base della
cosiddetta “gender ideology” che relativizza l’oggettiva realtà
biologica dei sessi, sostituendovi il genere come scelta soggettiva
del tutto arbitraria. Quello che conta non sono più l’anatomia, la
fisiologia, la genetica, vale a dire la realtà biologica
dell’individuo, ciò che conta è la percezione della mente e la
volontà del singolo.
Nel
mondo secolarizzato è solo la politica che decide le regole della
società, ed è questa la ragione per la quale si sono ipotizzate ed
emanate leggi che impongono l’ideologia gender dando legittimità
ai matrimoni omosessuali e al cambiamento di sesso, il tutto in
aperto conflitto con l’ordine naturale e in aperta sfida alla
natura.
Questa
ideologia si sta imponendo a livello globale attraverso organismi
internazionali quali ONU, OMS, UE, FMI che interferiscono tanto con
il potere legislativo dei Parlamenti quanto con quello giudiziario a
causa di una magistratura che spesso si è dimostrata complice del
disegno.
Anche
la soppressione della vita nascente nel grembo materno, sotto l’egida
dello Stato, riporta in auge la teoria dell’homo homini lupus di
Thomas Hobbes, là dove è il più forte che trionfa, così come
accade nel regno animale di cui anche l’uomo è considerato una
parte integrante.
Tutte
queste nuove leggi emanate dall’uomo sono in netto contrasto con la
realtà biologica dell’individuo e, di conseguenza, anche con il
senso morale che si è maturato nel corso dei secoli, e così già
sappiamo che apriranno la via a innumerevoli problemi sia di natura
medica che giuridica e quindi sappiamo anche che risulteranno
inevitabilmente dannose tanto per l’individuo che per la società
nel suo insieme.
La
nuova ideologia si sta dunque imponendo non con il supporto della
ragione e della scienza ma con l’aiuto della forza che decide in
autonomia cosa è giusto e cosa è sbagliato e dunque ci confrontiamo
con un falso progresso che annulla millenni di storia e di fatiche
operate dal genere umano nel tentativo di raggiungere più alte mete
di civiltà collettiva e di benessere individuale.
Prof.ssa
Dina Nerozzi
21/06/2025