ASTENSIONISMO - ETTORE LEMBO NEWS

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Astensionismo,
segnale di ricerca di novità?

Una tornata elettorale importante da tanti punti di vista quella che si è svolta domenica 12 e lunedì 13 febbraio.
Erano, infatti, più di 13 milioni i cittadini chiamati alle urne per eleggere chi dovrà governare la Regione Lazio e la  Regione Lombardia, gli aventi diritto al voto in Italia sono 50.869.304.
Erano, conseguentemente, chiamati ad esprimere il proprio voto più di un quarto degli aventi diritto sul territorio italiano. Fra questi i residenti della capitale politica e di quella finanziaria della nazione.
Molti gli appelli ad andare a votare anche ad urne aperte e durante la giornata di lunedì.
Nella prima giornata di votazioni l'affluenza è stata del 31,78% in Lombardia e del 26,28% nel Lazio. Al termine è stata del 37,2% nel Lazio e del 41,61% in Lombardia.
Cinque anni fa l'affluenza alle Regionali era stata del 70,63% (73,1% in Lombardia e del 66,5% nel Lazio).
Il primo messaggio è indiscutibile, un messaggio chiaro e forte, questi partiti, o quantomeno questo ceto politico, non rappresentano più gran parte del popolo italiano.
Ridicolo il messaggio, fortemente reiterato negli ultimi giorni della campagna elettorale da tutti i partiti, che chi non va a votare ha sempre torto. Drammaticamente non è più così a causa del fatto che il problema è proprio nei candidati che i partiti, tutti i partiti, propongono nelle liste elettorali. Persone di partito che raggiungono, quasi sempre, la propria posizione perché proni al loro “capo politico”. Ancor più grave il fatto che è impossibile comprendere quali debbano essere i programmi su cui il cittadino è chiamato ad esprimere la propria opinione attraverso il voto. Senza, infine, tener conto che le dichiarazioni programmatiche fatte dai leader politici nelle campagne elettorali recenti in Italia non hanno mai trovato reale consistenza nei fatti politici successivi di chi ha vinto.
Questo sentono, e vedono, i cittadini semplici e per questo hanno scelto di stare lontani dalle urne. Molti, oramai,  hanno compreso l’inutilità del loro voto in questo contesto politico italiano.
Come commentare, infatti, il fatto che l’astensionismo ha raggiunto percentuali preoccupanti per la credibilità e legittimità di chi è chiamato a governare queste regioni se non attraverso questa analisi?
Vi sono, poi, altri messaggi, primo fra tutti quelli che riguarda il livello di credibilità dei singoli candidati.
Esce chiaro dalle urne il forte senso di imbarazzo sulla pochezza culturale e politica di molti che hanno chiesto il loro voto ai cittadini.
La politica degli slogan raccontati e ripetuti come dei mantra da chi cerca il voto non ha pagato.
I padri e le madri delle nostra Patria hanno detto che è finito il tempo delle frasi senza senso in politica ed è iniziato il tempo della concretezza.
Il motivo è semplice. Le persone hanno paura del futuro e chiedono leader capaci di riportare la nazione al benessere ed alla serenità di un tempo.
Questa richiesta oggi i partiti, ed i loro leader politici, non sono in grado di soddisfarla ed i cittadini se ne sono accorti.
Altro messaggio chiaro è arrivato al mondo della comunicazione. I media non sono più in grado di spingere le persone a votare. Hanno perso il loro ruolo perché troppo spesso sembrano più strumenti di una propaganda che esponenti del quinto potere.
Da questa tornata elettorale si comprende come sia il tempo di un cambio di passo.
Questo chiede il corpo elettorale.
Vedremo cosa capiranno i partiti e chi, pro tempore, è chiamato a governare.
Noi cittadini semplici rimaniamo in attesa. Anzi, molti di noi, iniziano a credere che vi sia lo spazio per qualcosa di nuovo nella politica italiana. Qualcosa che sappia ridare un sogno al ceto medio, una speranza di un futuro migliore ai nostri giovani, la certezza che il merito e le competenze permettano di volare alto.
Un “qualcosa” di nuovo che guardi prima al proprio Paese e solo dopo agli altri.
Un “qualcosa” di nuovo che non si appassioni su cosa accade nelle lenzuola delle camere da letto degli italiani mentre combatte perché il proprio privato, intimo, interesse sessuale sia rispettato e tutelato qualsiasi esso sia.
Un “qualcosa” che reputa il buon gusto elemento da tutelare, anche dal servizio pubblico, magari a Sanremo.
Un “qualcosa” che comprenda che la pace si raggiunge con il dialogo fra opposti, nemici, e non con l’inasprimento delle posizioni.
Un “qualcosa” che cerchi di emulare De Gasperi, studi casi di successo come gli incontri di pace fra Regan e Gorbachev, apprezzi ed emuli risultati politici come i recenti Patti di Abramo in Medioriente.
Un “qualcosa” di diverso da quello che vediamo oggi ….. appunto.
Ignoto Uno
14/02/2023
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