Rieti: Da Castelfranco al Terminillo:
quando storia, natura e sport si incontrano

C’è un filo invisibile che attraversa la terra reatina come un antico ricamo: unisce la pietra alle radici, il vento ai ricordi, la storia al presente. In questi giorni, Rieti e i suoi borghi si preparano a vivere un’esperienza che va oltre l’evento. È un richiamo profondo, un invito a riscoprire luoghi noti con occhi nuovi, a lasciarsi sorprendere da quella bellezza che spesso si cela proprio accanto a noi.
Nel cuore di questo intreccio, Castelfranco appare come un gioiello silenzioso, adagiato tra colline che sembrano cullarlo da secoli. Le sue stradine in salita, i muri antichi coperti di muschio e le finestre che custodiscono sguardi discreti, raccontano un tempo che non ha mai smesso di scorrere. Sabato 27 luglio, chi vorrà lasciarsi guidare dal Gruppo FAI di Rieti potrà camminare lungo un sentiero che porta alla torre di guardia medievale, solitaria e fiera, ancora lì a vegliare su ciò che un tempo era confine e oggi è memoria.
Salire verso la torre è come sfogliare una pagina antica: il fruscio degli alberi diventa voce, il profilo della torre si staglia contro il cielo con l’austera bellezza delle cose vere. Da lassù, lo sguardo abbraccia l’intera valle e si spinge fino al Monte Terminillo, che appare in lontananza come una sentinella maestosa, avvolta da una luce che cambia ad ogni ora del giorno. È una visione che commuove, che ferma il passo e costringe a respirare più lentamente.
Ed è proprio il Terminillo il secondo protagonista di questa narrazione. Non una montagna qualunque, ma un’anima di roccia e bosco che da secoli accoglie, protegge e sfida. Camminare tra i suoi sentieri è un’esperienza che scuote: il terreno umido sotto le scarpe, il profumo pungente del muschio, le radici contorte degli alberi che affiorano come vene di una creatura viva. Ogni curva del sentiero nasconde una storia, ogni squarcio nel fogliame rivela scorci vertiginosi sulla valle sabina.
La visita proposta dal FAI non è una semplice escursione. È un viaggio dentro le pieghe della montagna, tra antiche leggende, silenzi sacri e panorami che lasciano senza fiato. Qui la natura non è sfondo, ma protagonista. E tra le fronde, nel gioco di luci e ombre, sembra ancora di intravedere i viandanti del passato, i pastori, i templari, i primi sciatori, ognuno con la propria storia impressa nel paesaggio.
Questi due appuntamenti, così diversi eppure così legati, non sono eventi isolati. Sono l’anima culturale di un’attesa più ampia, quella per la Coppa Bruno Carotti, la storica cronoscalata Rieti–Terminillo che da decenni unisce sport, tecnica e passione. Dal 1 al 3 agosto, i motori accenderanno l’aria e il rombo delle auto riecheggerà tra le pareti di roccia, trasformando la montagna in un’arena naturale. Ma ciò che rende unica questa gara non è solo la velocità. È il contesto. È la strada che si arrampica, serpentina e fiera, tra boschi, tornanti e pareti scoscese. È il pubblico che si apposta all’alba, tra i pini, per non perdersi nemmeno un attimo. È il respiro trattenuto prima della curva, è la montagna che osserva, impassibile e complice.
La Coppa Carotti è una festa del coraggio e della memoria. Dedicata a Bruno Carotti, pilota reatino scomparso giovanissimo, è diventata nel tempo un simbolo di appartenenza. Partecipare, anche solo come spettatori, significa sentirsi parte di una comunità che non dimentica le proprie radici e che, anzi, le celebra attraverso la sfida, la velocità, la bellezza.
In questo intreccio di torri, boschi e motori, il Gruppo FAI ci offre un’occasione rara: quella di rallentare. Di camminare laddove altri correranno. Di ascoltare, prima di lasciarsi travolgere dall’adrenalina. È un invito a guardare oltre l’apparenza, a riconoscere la poesia nei luoghi che ogni giorno calpestiamo senza pensarci. Castelfranco e il Terminillo non sono semplici destinazioni. Sono simboli. Sono il volto antico e autentico di una terra che ha ancora tanto da raccontare, a chi sa fermarsi ad ascoltarla.
E allora, che sia con un passo lento o col battito accelerato di un motore, questo è il momento di vivere il Reatino. Di sentirne il cuore, forte e sincero. E di ricordare che la bellezza non si annuncia: si rivela, con discrezione, a chi la cerca davvero.
Luisa Paratore
26/07/2025