Vai ai contenuti

NEL VITERBESE SI CONTINUA A MORIRE - ETTORE LEMBO NEWS

Salta menù
Title
Salta menù
Nel Viterbese si continua a morire.
A colpi di bottiglia. E d'indifferenza.

Un’altra vita spezzata. Un’altra volta nel Viterbese. Un’altra tragedia che non può e non deve essere relegata a poche righe di cronaca nera.

Questa volta, un ragazzo è stato ucciso a bottigliate da un amico, al culmine di una lite. È successo a Canino, in pieno giorno. I carabinieri hanno arrestato il responsabile. Il corpo della vittima è rimasto lì, a terra, mentre le forze dell’ordine cercavano di ricostruire dinamica e movente. Un altro giovane. Un’altra violenza che sfonda il muro dell’assurdo e si riversa su tutti noi.

E viene da chiedersi: cosa sta accadendo nel Viterbese?

Solo sabato, un altro ragazzo è stato aggredito brutalmente da sei uomini a Tarquinia. Preso a bastonate lungo una strada di provincia, ridotto in fin di vita senza una parola, senza un motivo. In coma. E adesso, a distanza di poche ore, un altro nome si aggiunge alla lista. Una lista che non può diventare normalità.

Non si può più parlare di episodi isolati. È una spirale. Una deriva. Un grido collettivo che ci dice che qualcosa si è spezzato: nella gestione dei conflitti, nella capacità di contenere la rabbia, nel riconoscere l’altro come essere umano e non come bersaglio.

Non possiamo limitarci a indignarci per ventiquattro ore. Serve un sussulto civile. Serve guardare in faccia questa violenza che esplode nelle relazioni più vicine – tra amici, tra ragazzi, nei nostri paesi. Serve chiedersi dove abbiamo sbagliato, cosa non stiamo più insegnando, quale vuoto stiamo lasciando riempire dal rancore, dalla frustrazione, dalla sopraffazione.

Uccidere con una bottiglia. Pestare con un bastone. Non sono gesti che nascono nel momento. Sono solo l’ultima tappa di un percorso che parte molto prima: quando non si parla, quando non si educa, quando si tace di fronte all’odio e alla sopraffazione.

Questa terra ha bisogno di cura. Di comunità vere. Di adulti che si espongano, che parlino, che educhino al rispetto prima che al successo, alla relazione prima che alla rabbia.

Non è solo un fatto di cronaca. È un fatto che ci riguarda tutti. Ed è ora di agire. Prima che la prossima vittima sia ancora un ragazzo. O la nostra coscienza.

Serve una risposta collettiva. Ora. Le istituzioni locali si facciano carico di aprire un tavolo urgente sulla prevenzione della violenza giovanile. Le scuole non siano lasciate sole. I centri giovanili, i servizi sociali, le associazioni del territorio vengano coinvolti in una rete vera, operativa, non di facciata. Non bastano le fiaccolate e i minuti di silenzio. Servono parole vive, esempi forti, azioni concrete.

Perché se non cominciamo oggi, domani sarà tardi. E la prossima cronaca non sarà una notizia. Sarà un lutto annunciato.

Luisa Paratore
28/07/2025

Fonti:
– ANSA, “Uccide a bottigliate l’amico nel Viterbese: arrestato dai carabinieri”, 27 luglio 2025
– ANSA, “Ragazzo preso a bastonate dal branco nel Viterbese: è grave”, 26 luglio 2025
– Fanpage, “Tarquinia, ragazzo aggredito da sei persone con bastoni: è in coma”, 26 luglio 2025
– The Social Post, “Italia, ragazzo massacrato dal branco e lasciato per terra: è gravissimo”, 26 luglio 2025
.
Torna ai contenuti