Roma, Acilia.
I colpi nella notte, il sangue sul balcone

È accaduto ancora, e stavolta poteva finire peggio. La notte tra il 27 e il 28 luglio, quando la città sembra addormentarsi sotto il peso dell’estate romana, ad Acilia sono tornati gli spari. Un’auto in corsa, i finestrini abbassati, l’eco secca dei proiettili nella via silenziosa. E poi il dolore, improvviso e ingiusto: una ragazza di diciannove anni, affacciata al balcone, viene colpita al ginocchio. È una turista, è una giovane donna, è un bersaglio mai voluto eppure centrato. La notte la porta via in ambulanza, sveglia e cosciente, ma diversa.
Sul marciapiede restano i bossoli e la paura. Sul volto dei residenti, il silenzio di chi non si capacita. Nessuno aveva segnalato minacce, tensioni, faide. Eppure qualcosa è accaduto. E non è tutto. Poche ore prima, sempre ad Acilia, davanti a un panificio è esplosa una bomba carta. Coincidenze? È una domanda che ha smesso di sembrare ingenua in questa parte di città.
Dall’altra parte di Roma, nella stessa notte, un altro uomo viene ferito in una sparatoria a Cinecittà Est. Viene caricato su un’auto da due individui e trasportato in ospedale. L’episodio, inquietante per modalità e tempistica, si sovrappone a quello di Acilia come un’ombra gemella. Troppo vicini per non pensare a una connessione. Troppo gravi per essere derubricati a casi isolati.
Chi conosce Acilia sa che non è la prima volta. Anni fa un uomo fu gambizzato in strada, davanti a testimoni attoniti. La storia si è ripetuta con cadenza irregolare, tra sparatorie, atti intimidatori, criminalità che si muove appena fuori dai radar istituzionali. Oggi la città sembra voler dimenticare. Ma chi vive lì non può.
E allora ci si chiede: quanto può reggere il tessuto civile di un quartiere lasciato a se stesso? Quanto influisce l’assenza di presìdi reali, di politiche sociali, di occhi vigili oltre la pattuglia occasionale? Chi presidia le notti delle nostre periferie mentre la città ufficiale dorme o guarda altrove?
Le autorità sono al lavoro. I carabinieri hanno avviato rilievi, analizzato immagini di videosorveglianza, ascoltato i pochi che avevano qualcosa da dire. Ma nessuna voce pubblica, nessuna dichiarazione del sindaco o dei rappresentanti locali ha ancora rassicurato la cittadinanza. E in assenza di parole, resta l’eco dei colpi nella notte.
È giusto che si parli di Acilia solo quando c'è una sparatoria? Quando un ragazzo viene ferito, quando una bomba esplode, quando una giovane turista finisce in ospedale? Perché non raccontiamo prima, non interveniamo prima, non proteggiamo prima?
C'è chi dirà che è un caso isolato, che la criminalità a Roma non è quella di Napoli, che le cose gravi accadono altrove. Ma quante periferie devono sanguinare prima che si riconosca che il problema è sistemico? Quante notti dobbiamo attraversare tra botti e bossoli prima di chiamare le cose con il loro nome?
Acilia, come troppe periferie romane, è un territorio poroso, dove le crepe della legalità si allargano silenziosamente. Colpiscono senza annunciare. Feriscono mentre la gente dorme. La ferita al ginocchio di quella ragazza non è solo una questione medica. È la metafora crudele di una città che zoppica. Che inciampa. Che non corre più. E intanto, da qualche parte, un’auto continua a correre.
Luisa Paratore
30/07/2025
Fonti:
Adnkronos: “Roma, spari da auto: 19enne ferita”, 28/07/2025
Rai News Lazio: “Spari contro un palazzo ad Acilia”, 28/07/2025
Fanpage Roma: “Spari ad Acilia, bomba carta davanti a panificio”, 28/07/2025
Repubblica Roma: “Spari a Cinecittà Est, uomo ferito”, 28/07/2025
Kmetro0: “Roma, Acilia: spari da un’auto in corsa”, 28/07/2025