SUA MAESTA' L'ETNA
NEWS > AGOSTO 2025
Sua Maestà l’Etna:
l’Impertinente Sovrano che Sbuffa, Borbotta e Incanta

Sulle terre scottate dal sole della Sicilia, dove le stagioni sembrano piegarsi più al volere del vulcano che al calendario, si erge lui, l’Etna. Non una montagna, ma un personaggio. Un sovrano. E neanche uno qualunque: un monarca teatrale, lunatico, autoritario, a tratti generoso, ma sempre protagonista.
Chi lo conosce lo sa: l’Etna non si limita a stare lì, a farsi guardare. No, lui si esibisce. Decide quando parlare, quando restare in silenzio, quando lanciare segnali di fumo – letteralmente – e quando scaraventare nell’aria il suo umore incandescente. Proprio come è accaduto in questi giorni, con l’attività del cratere di Sud-Est, puntualmente immortalata nel video pubblicato dall’ANSA il 25 agosto 2025.
Salire sull’Etna non è un’escursione, è un pellegrinaggio. Ci si arrampica in silenzio, con il fiato corto e le suole che affondano nella cenere nera, accompagnati dal suono ruvido del vento che sibila tra le pietre e dal brontolio lontano che arriva dalle profondità. L’aria è secca, ma densa. Odora di zolfo, di roccia viva, di antichità in movimento. È come camminare sulle spalle di un gigante che sonnecchia, pronto a svegliarsi di cattivo umore.
E quando il gigante si muove, lo fa con stile. Nessuna esplosione improvvisa, nessun panico. Solo quella lenta, calcolata, quasi aristocratica attività vulcanica che sputa cenere in cielo come fosse un sigaro acceso, che fa rotolare colate come velluto rosso giù per le sciare, tra i boschi, i rifugi e le viti eroiche che – per puro masochismo botanico – continuano a crescere alle sue pendici.
Il cratere di Sud-Est, questa settimana, ha dato il meglio di sé. Sbuffi costanti, emissioni di gas, tremori che sembrano più un avvertimento che un attacco. Come a dire: "Non dimenticatevi di me." Come se fosse possibile. Anche quando tace, l’Etna parla. Anche quando dorme, inquieta.
Eppure, chi ci vive sotto non solo ci convive: ci si affeziona. Come si fa con un nonno burbero che ogni tanto urla ma alla fine ti vuole bene. Si osserva il cielo con rispetto, si spolverano i balconi con rassegnazione, si corregge il giornale locale: “Non è un’eruzione, è un’attività stromboliana moderata.” Qui anche la terminologia diventa affetto.
Perché l’Etna non è solo un vulcano. È un’entità. È uno stato mentale. È la sveglia delle 3 del mattino che scuote i vetri. È la luce rossa sulla neve. È il brivido di poter dire “c’ero anch’io” mentre il mondo guarda le immagini delle sue eruzioni in TV.
E allora sì, lunga vita a lui. A questo sovrano di pietra e fuoco che non chiede il permesso, non firma trattati, non concede stabilità. Ma incanta. Comanda con il silenzio e col fragore, si impone con la sua sola presenza, e ci ricorda – ogni volta che sbuffa – quanto sia sottile il confine tra l’ammirazione e il timore.
Che continui pure a farsi sentire, purché con la solita, aristocratica misura. Che si mostri, ma senza travolgere. Che ci impressioni, ma con eleganza. In fondo, lo sappiamo: non è lui ad appartenere a noi. Siamo noi, poveri illusi, ad abitare sulle ginocchia di un re millenario, che ci sopporta come formiche e ci guarda – forse – con una punta di divertito disprezzo.
Maestà, faccia pure ciò che vuole.
Solo, se posso osare: ci lasci almeno il tempo di togliere i panni stesi.
Luisa Paratore
Roma 27/08/2025