QUANDO IL DIRITTO DIVENTA ARTE
NEWS > AGOSTO 2025
Quando il diritto diventa arte: il caso Gassani

Raccontare Gian Ettore Gassani non significa soltanto stendere una biografia, ma restituire il ritratto di un uomo che incarna la resilienza e la creatività nel diritto. La sua vicenda personale mostra come il dolore possa trasformarsi in missione e come le difficoltà possano diventare trampolino verso traguardi altissimi. Scrivere di lui è utile perché il diritto di famiglia non riguarda pochi: riguarda tutti, tocca la vita quotidiana, le relazioni, i legami. La sua storia parla ai giovani come esempio di riscatto, alle famiglie come segno di tutela e di speranza, al mondo giuridico come prova che la legge può diventare cultura, e persino arte.
Ecco perché oggi vi racconto la sua storia: perché nelle pieghe di un destino che poteva spezzarsi, Gian Ettore Gassani ha costruito invece un percorso che illumina, ispira e sorprende.
C’era una volta un bambino che sognava di diventare architetto. Disegnava linee, prospettive, case da immaginare. Poi la vita, con il suo passo severo, decise di condurlo altrove: un colpo tragico – l’assassinio del padre, stimato penalista, per mano della criminalità – ne cambiò il destino. Da quel momento, la matita lasciò il posto al Codice. Non più progetti di cemento, ma progetti di giustizia. Non più abitazioni da costruire, ma dignità da difendere.
Alla Sapienza si laureò con una tesi rigorosa (Il principio della personalità nella responsabilità penale), senza concedersi il lusso di studiare serenamente: lavorava, serviva ai tavoli, faceva il bagnino. Una gavetta autentica, che forgiò carattere e resilienza. Esperienze che, più di ogni manuale, insegnano la misura dell’impegno e del sacrificio.
Poi arrivò il caso decisivo: una complessa vicenda di malasanità che nessuno osava affrontare. Lui la prese in mano. E vinse. Con quell’energia che appartiene a chi non conosce resa. Da allora, la toga non fu più solo un abito professionale: divenne il simbolo di una missione.
Dal diritto penale, Gassani approdò al diritto di famiglia. Una scelta tutt’altro che facile: dove il processo penale custodisce drammi cruenti, le aule familiari custodiscono dolori altrettanto profondi, intessuti di legami spezzati, di rancori, di fragilità. Qui Gassani trovò il suo vero campo: dare voce a chi non ne aveva, offrire ascolto, ricomporre ciò che sembrava irrimediabilmente frantumato.
Accanto al giurista, emerse lo scrittore. Vi dichiaro divorziati, La Guerra dei Rossi, I Perplessi Sposi: titoli che non sono solo saggi, ma veri affreschi della società contemporanea. Non la freddezza dei codici, ma la passione di chi sa trasformare la materia legale in narrazione civile, in testimonianza culturale.
Poi la fondazione dell’AMI, Associazione Matrimonialisti Italiani: una comunità di professionisti del diritto, magistrati, psicologi, notai, avvocati, che sotto la sua guida hanno promosso oltre 1.600 eventi formativi in quindici anni. Un lavoro che ha segnato un’epoca e dato nuovo respiro alla cultura giuridica italiana.
I riconoscimenti non sono mancati. Tra gli altri, il Premio Semplicemente Donna come “Personaggio Uomo per i Diritti Umani”. Ma forse il premio più grande è la considerazione che il mondo del diritto e dell’informazione gli riconoscono ogni giorno: quello di aver trasformato la giurisprudenza familiare in un luogo di riflessione, crescita e tutela della persona.
Non è soltanto giurista, non è soltanto penalista di successo, né semplicemente matrimonialista prolifico. Gian Ettore Gassani è molto di più: è l’artista della conflittualità, colui che sa trasformare la tempesta in discorso ordinato, l’urlo in ragionamento, il dolore in percorso di giustizia. Non giudica soltanto, compone. Non assiste soltanto, interpreta. Non difende soltanto, crea.
Ecco perché non possiamo definirlo soltanto un avvocato: è il pittore delle liti, lo scultore delle separazioni, il regista delle guerre domestiche. Laddove gli altri vedono rovine familiari, lui costruisce cattedrali di diritto.
Luisa Paratore
Roma 29/08/2025