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L'ORDINAMENTO GIURIDICO DELLA SOCIETA'
Necessità delle leggi

Le leggi sono la struttura architettonica di una società. La "comunità" (familiare, nazionale ecc.) come tale si compone senza leggi, ma in seguito (quando non si tratti della famiglia, dove vige il potere dominativo ed educativo dei genitori, o di altre piccole comunità), esige le leggi per permettere ai suoi componenti -individui e gruppi- di coesistere e vivere ordinatamente. Senza le leggi regna il caos, si ha l'orda che avanza e vive seguendo impulsi di violenza e di conquista, o l'anarchia e il marasma sociale, oppure la società resta abbandonata all'arbitrio di un autocrate, di un gruppo dominante, di un regime, senza garanzia di sicurezza e di rispetto dei diritti umani e civili per i suoi membri.
La legge regola ma anche garantisce i diritti della persona, li determina ma anche li difende, ne ordina l'esercizio ma fa confluire l'attività che di svolge nell'esercizio dei propri diritti e nell'adempimento dei doveri corrispondenti, verso un risultato di unità, coesione, di pace sociale.
La stessa sicurezza sui diritti e doveri dei cittadini in ordine alla vita sociale, non si avrebbe mai, in concreto, senza la legge.
Per questo fin dai primordi della società organizzata la pacifica convivenza è stata regolata e garantita mediante un ordinamento giuridico, cioè un complesso di norme regolatrici e in parte limitative dell'operare umano, forse dapprima non formulate in codici ma sentite e ammesse dalla comunità e poi tradotte in termini giuridici e imposte dall'autorità, come ci risulta dalla storia dei popoli civili anche più antichi: dagli egiziani ai babilonesi, all'estremo oriente. La civiltà ellenica e poi soprattutto quella romana segnarono il meriggio del diritto nel mondo antico. E' infatti in questi due contesti socio-politici che matura pienamente la coscienza giuridica che pone a base della convivenza un diritto obiettivo, sicuro, indiscusso. Specialmente in Grecia si affina il senso del diritto che poi viene universalizzato da Roma. E' sul fondamento della legge che sorge la polis; e la sua difesa è affidata sia alla cinta muraria e alle altre opere di fortificazione come baluardo contro gli attacchi esterni, sia al rispetto della legge come garanzia contro ogni attentato interno all'ordine sociale, tanto che Eraclito afferma che per la legge il popolo deve combattere come per le sue mura.

L'esaltazione delle leggi nella tradizione classica

LO spirito ellenico è talmente sensibile al valore del diritto obiettivo, che, per esso, dove non vi è legge non vi è traccia di natura umana e tutto ciò che è fuori dall'ordine legale è qualcosa di disumano, tanto che chi sta al difuori della legge è rappresentato come un mostro, perchè sta al difuori non solo della comunità ma anche del genere umano.
Così già nei poemi omerici i ciclopi vengono qualificati come "dei senza legge" e Polifemo come un terribile mostro, perchè ignaro di leggi. Il cittadino che violando la legge si pone al di fuori della comunità, cade sotto la sanzione delle leggi, come si vede nell'orazione di Lisia, dove Eufileto risponde alle implorazioni di Eratostene di rendergli salva la vita: " non sono io che ti uccido, ma ti uccidono le leggi della città".
I grandi filosofi greci fanno l'esaltazione della legge.
Così Socrate, pur affermando la sua fede in una giustizia superiore, per la validità non è necessaria una sanzione positiva nè una formulazione scritta, insegna a rispettare le leggi dello Stato; anzi egli giunge a dire che il buon cittadino deve ubbidire anche alle leggi cattive, per non incoraggiare il cattivo cittadino a violare quelle buone (principio che mette in pratica lasciandosi condannare a morte).
Platone, nelle Leggi insegna che l'essenza di ogni vera cultura è l'educazione dell'aretè, o virtù della giustizia, intesa come tendenza, brama e bisogno di diventare un perfetto cittadino, che sappia sia ubbidire sia comandare in base al diritto. E nel mito Prometeo, riportato nel Protagora, fa il più significativo elogio del diritto, che presenta come il dono della legge e della giustizia che salva l'uomo dalla distruzione. Anche Aristotele nella Politica e nell'Etica esalta la legge come fondamento dello Stato.
Da quelle antiche sorgenti procede il senso e il rispetto del diritto che si trova nelle opere dei saggi di ogni tempo fino a Montesquieu, che fa della legge un'espressione dei rapporti tra gli uomini derivanti dalla stessa natura e una base dell'eguaglianza; e ai moderni fautori dello Stato di diritto, in cui nulla è lasciato all'arbitrio e tutta la convivenza è regolata dalle leggi, sotto il controllo di organi appositi.

L'ordinamento giuridico

L'insieme dei rapporti tra i membri della società e la società stessa e l'autorità che la regge, e dei rapporti che i membri della società hanno tra di loro in base alle norme e leggi stabilite, si chiama ordine giuridico. L'ordinamento rappresenta il modo concreto di porsi dll'ordine giuridico in una società: legge costituzionale, leggi civili e penali, forma politica di reggimento.
In ogni caso il concetto-chiave è quello di ius, cioè diritto, oggetto della giustizia, virtù che spinge a dare a ciascuno il suo: individuo, società, autorità, suddito ecc.; ius inteso pertanto come valore oggettivo che precede la stessa facoltà di fare, di avere, di esigere, di essere ecc., che si suole chiamare diritto in senso soggettivo. Il diritto oggettivo, come esigenza di giustizia commisurata, nella società, al bene comune, è il perno di un ordinamento giuridico rispondente alla finalità della persona umana e della comunità che deve trovare negli ordinamenti un sistema adatto di servizi per il raggiungimento del suo scopo, cioè la perfezione dell'uomo realizzata mediante un insieme di beni economici, spirituali, culturali,religiosi ecc, che costituiscono il bene comune. E'proprio per raggiungere questo bene operando secondo norme precise e stabili che assicurino la disciplina delle attività sociali ad esso convergenti, che è richiesto l'ordine giuridico.
Esso può garantire una relativa pace nella convivenza pur non essendo mai tale da eliminare ogni motivo di contrasto e da stabilire sulla terra la pace perfetta che solo avrà luogo nei cieli, dove regna sovrana la legge perfetta della volontà di Dio, cioè del bene. Pur tra le imperfezioni delle istituzioni umane, che sempre più dovranno progredire, occorre lavorare per attuare quella legge divina del bene sicut in coelis et in terra.

Don Walter Trovato
G.N.S. ID 21293
Presidente Comitato La Migliore Italia
PRINCIPIO DI SUSSIDIARITA'
Corpi sociali e società "perfetta"
I corpi o gruppi intermedi sono tutte quelle forme associative, variamente denominate, in cui converge la tendenza espansiva della natura sociale dell'uomo come in centri immediati di collaborazione, di unità, di azione sociale, nell'ambito della più vasta società politica, organizzata nello Stato: così le famiglie, le confessioni religiose, le unioni professionali e sindacali, i partiti politici, gli enti locali (comuni, province, regioni ecc.).
Specialmente i "corpi sociali" sono società vere e proprie, cioè unioni di persone giuridicamente ordinate e organizzate, fornite quindi di un apparato direttivo (autorità) per il perseguimento di finalità che sono e possono essere le più varie e diverse secondo le varie società, ma sempre comuni a tutti i loro componenti. Ma rispetto allo Stato sono delle società inferiori, perchè destinate al servizio di interessi e al raggiungimento di fini particolari, limitati, inferiori e subordinati al bene comune, mentre la società politica ha come scopo e oggetto gli interessi generali della popolazione, che si identificano col bene comune.
La società politica, che in concreto oggi, è lo Stato, si dice perfetta perchè in essa può effettuarsi il conseguimento di tutti quei beni a cui l'uomo aspira e che non può ottenere se non in unione con altri uomini: "sufficientia vitae", come diceva san Tommaso. Perciò lo Stato, rispetto ai corpi intermedi e a tutti i gruppi sociali, è certamente una società superiore, autonoma, sovrana nella sua sfera, cioè nell'ordine di valori che rientrano nell'ambito del bene comune temporale e intorno ai quali si intrecciano relazioni sociali. Ma i gruppi sociali e corpi intermedi si formano e operano legittimamente in seno alla società politica, in forza della libertà di associazione e di cooperazione che è un diritto naturale dell'uomo: diritto che è stato rivendicato nei tempi più recenti contro il monolitismo degli Stati che rifiutavano il riconoscimento di questo tessuto vitale della società, non ammettendo nessun intermediario tra l'individuo e lo Stato (liberalismo, Rivoluzione Francese), o ne imponevano la formazione e ne controllavano il funzionamento ex alto (totalitarismo). Ma resta la relatività e subordinazione di tali gruppi e corpi alla società politica, in base ai due principi della subordinazione dei fini particolari al fine generale e del compito e capacità di servire e procurare il bene comune, che appartiene allo stato.
In un ordinamento politico che effettivamente voglia essere al servizio dell'uomo, si tratta realizzare l'equilibrio tra i diritti dell'individuo e le esigenze della società, fra le attività individuali e di gruppo e la funzione direttiva dell'autorità, fra l'iniziativa privata e l'azione pubblica, nel riconoscimento e il rispetto dei gruppi e corpi intermedi, ma anche nell'orientamento della loro attività sociale al bene comune.
Il fine superiore e universale è scopo e oggetto della causa principale, cioè, in questo caso, dell'autorità.

Il giusto equilibrio sociale

Come norma direttiva dell'azione sociale e politica volta a ottenere tale equilibrio e a trarne le istanze nella vita dello Stato, la dottrina sociale cristiana ha offerto e sviluppato da tempo il cosiddetto principio di sussidiarietà, secondo il quale la funzione e il compito della società e dello Stato, per rapporto alla libera attività degli individui e dei gruppi inferiori, consistono nel favorirla, sostenerla, disciplinarla, integrarla e eventualmente supplirla nel caso di sua inefficienza o insufficienza relativamente alle esigenze del bene comune.
E' una direttiva etico-politica che tende al superamento delle antinomie tra individuo e società, tra iniziativa di individui e gruppi e intervento diretto dello Stato nel campo dell'attività economica e culturale.
Il totalitarismo nel suo significato più genuino sostiene invece che tutto è dello Stato, dallo Stato e per lo Stato, come sintesi superiore del bene comune interpretato dal giudizio di un "capo" o di un gruppo che prevale, per la funzione storica assegnatagli da una provvidenza immanente al divenire storico-politico. Nel caso del fascismo o del nazismo, si trattava di una applicazione della filosofia e della storia di Hegel, secondo il quale lo Stato è lo "Spirito" che è e avanza nel mondo, lo Spirito del quale i singoli individui non sono che accidenti e momenti transeunti la cui esistenza pertanto è tutta contenuta e si risolve nello Stato. Perciò il cittadino non può essere considerato anzitutto come uomo singolo, o persona, con i propri interessi, le proprie aspirazioni, la propria vita, come un essere che nel suo fondamento e nel suo vertice trascende la società, ma appunto come cittadino, cioè parte integrante dello stato, al di sopra di ogni considerazione della sua esistenza soggettiva e dei suoi diritti personali.
Secondo Hegel, lo stato assorbe ogni fine egoistico e naturale degli individui, che solo mediante questa loro immersione nello Stato possono elevarsi a quella sfera veramente spirituale che è l'etica universale, quando essi divengono lo Stato e lo Stato in loro si incarna ed è lo spirito del popolo.
Il nazismo è più radicale del fascismo in questa concezione, vi aggiungeva inoltre, in antitesi con l'ebraismo, l'affermazione del valore supremo della razza ariana e specialmente germanica in nome della quale disciplina discriminava i cittadini e impostava e svolgeva i programmi dell'azione politica.
La dottrina cristiana della sussidiarietà non esclude una certa subordinazione del cittadino allo Stato "come parte al tutto", ma nell'ambito dei valori e delle istituzioni in cui lo Stato può essere un "tutto", cioè per quanto riguarda la convivenza e la collaborazione in ordine al bene comune.
San Tommaso, pur riprendendo questa dottrina aristotelica, evita il rischio di totalitarismo per il suo senso vivissimo del valore dell'uomo come anima spirituale e immortale, che non è fatto per la comunità "secumdum se totum", ma solo per Dio come fine ultimo e ragione suprema della sua vita, sicchè in forza di questo riferimento diretto a Dio, egli è sopra alla comunità, sopra lo Stato.

La libertà di iniziativa nella disciplina sociale

Nella concreta realtà politica, il principio di sussidiarietà implica che nel moto espansivo della natura umana nella vita sociale, gli individui e i gruppi che spontaneamente essi formano, conservino la loro libertà di iniziativa e siano anzi agevolati e aiutati dalla società, dallo Stato, a farne uso. Su tutta l'area della organizzazione sociale, sono i gruppi, i corpi intermedi, le società inferiori che si formano per costituire per gli individui l'aiuto indispensabile e diretto di cui hanno bisogno e che a vicenda intendono darsi, ma salvando la propria libertà e spontaneità operativa fin che è possibile. Del resto la stessa società trova in questo intenso impiego delle libere forze individuali, non solo una facilitazione nell'adempimento dei suoi compiti, ma anche la fonte della sua maggiore perfezione e ricchezza. Sta dunque allo Stato, proteggere, aiutare, favorire l'attività degli individui e specialmente dei gruppi inferiori e dei corpi intermedi, senza sostituirvisi se non per i casi in cui l'intervento diretto dello stato e la pubblica gestione di imprese e di enti sono l'unica via per attuare il bene comune oltre i limiti che i privati e gli enti inferiori non possono superare.
Ma su tutto il complesso delle attività individuali e di gruppi, degli enti privati e di quelli pubblici, dei vari organi dell'intera società, è indispensabile un ruolo direttivo, coordinativo e promotore che specialmente lo Stato, come sintesi politica della società e organizzazione dei servizi necessari alla sua vita e al suo sviluppo, deve svolgere per assicurarne l'ordine vitale. Da questo ruolo deriva anche quella programmazione delle attività economiche, che è appunto in funzione dello sviluppo economico-sociale-culturale di un popolo in armonia con gli interessi che anche altri popoli portano nel tessuto delle relazioni internazionali, nel quale sempre più, oggi, va affermandosi lo stesso principio di sussidiarietà in ordine al bene comune internazionale.
Don Walter Trovato
09/08/2025

Accreditato agenzia G.N.S. ID21293
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